Proteste in Russia, pugno duro del Cremlino: fermati migliaia di attivisti e la moglie di Navalny

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Non si ferma la repressione in Russia contro gli oppositori di Vladimir Putin. La polizia ha arrestato in oltre 35 città, oltre 3mila attivisti (ma il bilancio è in divenire), che partecipavano alle proteste per chiedere la liberazione dell’oppositore Aleksei Navalny. L’attivista, 44 anni, è stato arrestato il 17 gennaio al suo ritorno dalla Germania, dove era stato ricoverato in seguito a un tentativo di avvelenamento.

Fermata anche la moglie Yulia Navalnaya, mentre andava assieme a un gruppo di manifestanti verso il carcere di Matrosskaya Tishina di Mosca, dove è rinchiuso l’oppositore. L’ong Ovd-Info, ha notizia di 307 fermati a Mosca, 147 a Krasnoyarsk, 117 a Vladivostok, 99 a Novosibirsk, 97 a San Pietroburgo. Qui “la polizia ha bloccato brutalmente i giornalisti” nonostante indossassero gilet gialli con su scritto “Stampa”.

Le manifestazioni sono cominciate sulla costa orientale. A Novosibirsk, in Siberia, almeno 2mila manifestanti si sono radunati nel centro cittadino, intonando slogan come, ‘Libertà’ e ‘Putin è un ladro’. Sempre in Siberia, ad Omsk, un migliaio di persone ha dato vita ad un’altra manifestazione, mentre circa 7mila persone hanno partecipato alla marcia organizzata a Yekaterinburg, nella regione degli Urali.

A Mosca, nel centro cittadino, le autorità hanno approntato misure di sicurezza senza precedenti, chiudendo diverse stazioni della metropolitana vicino al Cremlino, deviando il traffico degli autobus e ordinando la chiusura di ristoranti e negozi.

Nelle scorse ore il ministero dell’Interno russo aveva lanciato un severo avvertimento al pubblico di non partecipare alle proteste
, dicendo che i partecipanti potrebbero essere accusati di aver preso parte a disordini di massa, che secondo il codice penale comportano una pena detentiva fino a otto anni. Chi usa violenza contro la polizia potrebbe invece rischiare fino a 15 anni.

Ferma condanna degli Usa: il segretario di Stato Antony Blinken, ha puntato il dito contro le “tattiche brutali” adottate dal Cremlino, contro i manifestanti dell’opposizione. “Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche brutali contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte delle autorità russe per la seconda settimana consecutiva. Rinnoviamo il nostro appello alla Russia affinché rilasci i detenuti per aver esercitato i loro diritti umani, tra cui Aleksey Navalny”, ha concluso in un tweet il segretario di Stato americano.