Abusi su minori: Papa Francesco abolisce il segreto pontificio

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Svolta storica in Vaticano. Papa Francesco, nel giorno del suo 83esimo compleanno, interviene sui reati di pedofilia commessi da esponenti del clero, modificando e aggiornando alcuni termini relativi al reato e al processo ecclesiastico. Un tema che ha provocato, all’interno della Chiesa e fin dentro le mura del Vaticano, non pochi scandali. Si tratta di norme in perfetta continuità con le leggi già emanate dopo il summit mondiale sugli abusi tenutosi nel febbraio 2019 in Vaticano.

Il punto più importante stabilito da Bergoglio è l’abolizione del segreto pontificio per i casi di abuso sessuale sui minori. Nel Rescriptum ex audientia con cui si promulga l’Istruzione ‘Sulla riservatezza delle cause’, prevede all’articolo 1 che “non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti” in materia di abusi su minori, di cui nel Motu proprio “Vos estis lux mundi” e nelle norme “de gravioribus delictis”.

Resta il segreto di ufficio da rispettare in ogni fase e diretto a tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte.

Tra gli altri effetti del Rescriptum ex audientia c’è anche l’innalzamento dell’età delle vittime di pedopornografia ai 18 anni: ciò significa che il reato potrà essere applicato non solo nei casi in cui le persone ritratte abbiano 14 anni o meno, ma fino alla maggiore età. Altra modifica riguarda poi l’abolizione della norma secondo cui il ruolo di avvocato e procuratore, nelle cause per abusi in sede di Tribunali diocesani e Dottrina della fede, doveva essere adempiuto da un sacerdote: ora potrà anche essere un laico.

All’articolo 2 della nuova Istruzione viene specificato, inoltre, che “l’esclusione del segreto pontificio sussiste anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti”, mentre nell’articolo successivo si garantisce che nelle cause per abusi “le informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’integrità e la riservatezza” anche “al fine di tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte”. Significa che nei processi per pedofilia il “segreto pontificio”, cioè quell’ordine di segretezza che erano tenute a rispettare tutte le persone coinvolte nella causa, viene fatto regredire a semplice segreto d’ufficio, strumento previsto a tutela dei protagonisti della vicenda. In ogni caso, come si legge nell’articolo 4 del testo, “il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili”.

Tutto ciò dovrebbe favorire una migliore collaborazione con le magistrature dei diversi Stati e un più agevole espletamento dell’“obbligo di denuncia” da parte dei superiori dei chierici coinvolti in casi di abusi, obbligo già previsto dalle altre normative introdotte dal Pontefice.