Caso Resinovich, la Procura di Trieste: “Liliana fu aggredita e soffocata dal marito Visintin”

Foto tratta dal profilo Facebook di Liliana Resinovich

Improvvisa svolta nel giallo di Trieste: “Sebastiano Visintin aggredì e soffocò sua moglie Liliana Resinovich”. E’ questa la sintesi di quanto trapela dalla Procura di Trieste e anticipata dal quotidiano “Il Piccolo”. Stando a quanto si apprende, la ricostruzione del pm è contenuta in una richiesta di incidente probatorio a carico di Claudio Sterpin, l’amico intimo della vittima. Il pubblico ministero poi aggiunge: “Liliana fu uccisa dal marito nel parco dell’ex ospedale psichiatrico, in prossimità di via Weiss, all’altezza del civico 21, con compressioni, percosse, urti e graffi, tutti indirizzati alla testa, alla mano destra, al torace e agli arti. E ne cagionava la morte avvenuta mediante soffocazione esterna diretta (asfissia meccanica esterna). I fatti sono stati commessi il 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa della donna”.

Le convinzioni del pm. In merito all’incidente probatorio, si è appreso che è stato richiesto in ordine all’assunzione della testimonianza di Claudio Sterpin, l’amante di Liliana e con il quale forse la donna era in procinto di andare a convivere. Praticamente, il punto è il seguente: la tesi del pubblico ministero è diametralmente opposta alle conclusioni cui era giunta la Procura in precedenza; cioè, quando era avvalorata l’ipotesi suicidio, nonostante molti elementi strani. Su tutto, le modalità della morte: Lilly, infatti, fu trovata con la testa avvolta in due sacchetti di plastica fissati con un cordino alla gola. Mentre il corpo era dentro due sacchi per i rifiuti. Davvero, uno strano suicidio.

La genesi della richiesta di incidente probatorio. Il 21 maggio scorso i legali di Sebastiano Visintin, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, avevano depositato una riserva d’incidente probatorio durante un incontro in Procura a Trieste. La riunione era stata convocata davanti alla pm titolare del fascicolo, Ilaria Iozzi, per conferire l’incarico per nuovi accertamenti tecnici a Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Elena Pilli, Rosario Casamassima e Oscar Ghizzoni. Tecnicamente, la sola presentazione della riserva, ha interrotto il conferimento degli incarichi, la cui procedura non è stata quindi completata (come invece detto in precedenza).