Naufragio di Cutro, scafista condannato a 20 anni e a 3 milioni di multa

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Venti anni di reclusione e una multa da 3 milioni di euro. Questa la condanna decisa dalla giudice dell’udienza preliminare Elisa Marchetto a conclusione del processo, con rito abbreviato, nei confronti di Gun Ufuk, cittadino turco di 29 anni accusato di essere uno degli scafisti che provocarono il naufragio dell’imbarcazione “Summer love” davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro. Era il 26 febbraio dello scorso anno. Nella tragedia morirono 94 persone, tra loro c’erano anche 35 minori. E, ad oggi, almeno una decina di migranti risultano ancora ufficialmente dispersi.

Gun Ufuk è stato ritenuto colpevole di tutti i reati contestati dalla pubblica accusa: naufragio colposo, favoreggiamento all’immigrazione clandestina e morte in conseguenza del favoreggiamento all’immigrazione clandestina. La gup ha accolto la richiesta di condanna a 20 anni avanzata dal pm Pasquale Festa e ha inasprito la multa da 2,1  a 3 milioni di euro. In aggiunta a questo, ha condannato Ufuk al risarcimento di alcune parti civili: i parenti delle vittime, il ministero dell’Interno e la Regione Calabria. L’importo di questo risarcimento sarà stabilito dal giudice civile.

Prima della lettura della sentenza, Ufuk ha spiegato di aver avuto “solo il ruolo di meccanico della barca”: “Ho barattato il pagamento del viaggio con il compito di macchinista per riparare il motore. Ma non ho mai guidato la barca”. Stando al racconto condiviso in udienza, l’uomo sarebbe scappato dalla Turchia per motivi politici. “Ero stato arrestato perché considerato facente parte del movimento che aveva condotto il tentato golpe del 2016. Nel 2019 sono stato in carcere per otto mesi perché criticavo Erdogan e le sue politiche. Quando sono uscito per due anni ho dovuto presentarmi alla polizia ed ho tutt’ora il divieto di uscire dalla Turchia”. Ufuk ha poi raccontato che “chi è considerato golpista non ha vita facile vivere in Turchia”: “Siamo discriminati dalle autorità e non riusciamo a trovare lavoro. Per questo – ha concluso – ho deciso di partire, ma non avevo i soldi necessari e così ho accettato di fare il meccanico della barca che doveva arrivare sulla costa italiana e tornare”.