Processo Regeni sospeso, dubbi di costituzionalità da parte dei difensori degli 007 egiziani


Stop temporaneo al processo per il caso Regeni. Quando mancavano ormai poche udienze alla fine dell’iter e alla sentenza, la prima corte d’Assise di Roma ha deciso di accogliere una questione di costituzionalità relativa al diritto di difesa e alla nomina di consulenti tecnici: a sollevare i nodi erano stati i difensori dei quattro agenti e ufficiali dei servizi segreti egiziani, imputati per il sequestro, le torture e la morte del ricercatore friulano. Il processo resta ora sospeso in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale.
La prima corte d’Assise di Roma, accogliendo una richiesta sollevata dalle difese degli imputati egiziani, ha ritenuto, quindi, la questione «non manifestatamente infondata» e “rilevante” al fine della definizione del giudizio.
Gli avvocati d’ufficio la scorsa udienza, hanno chiesto ai magistrati valutare una possibile incostituzionalità della normativa attuale. “La nostra difesa è sempre stata minorata” aveva spiegato Ticconi, legale di Sharif. “Non è una richiesta strumentale la nostra, potevamo già farla in passato. Non vogliamo allungare il brodo” si era difeso l’avvocato Sarno.
Nella richiesta i legali sollecitavano l’estensione del gratuito patrocinio anche agli imputati contumaci, ovvero assenti al processo. Questo perché, secondo la difesa, in mancanza del patrocinio a spese dello Stato, non è stato possibile incaricare esperti, come i traduttori tecnici e consulenti necessari alla preparazione della strategia difensiva. “Avremmo dovuto anticipare noi i costi dei consulenti” hanno dichiarato gli avvocati. Non vorremmo apparire come persone venali, non lo siamo. Ma è una questione di organizzazione delle difese. Lo so che il nostro onorario sarà pagato perché la difesa è indispensabile in un processo penale, ma purtroppo non lo è la presenza di un consulente”.
Il calendario, che prevedeva udienze il 22 e 26 settembre, poi il 3 e il 6 ottobre 2025, era stato annullato. Il verdetto, quindi, si allontana. Non sarebbe la prima volta, dato che già nel settembre 2023 fu la Consulta a sbloccare il processo decretando il “no all’improcedibilità se causata dalla mancata collaborazione di uno Stato estero”.
La reazione dei genitori Giulio Regeni che pensavano fosse ormai vicina la fine del processo a dieci anni dalla morte in Egitto del giovane ricercatore e a oltre un anno e mezzo dall’inizio del processo. “Non molliamo, siamo qui ad aspettare e speriamo che anche il nostro processo possa concludersi positivamente”, avevano commentato i genitori quando, alcuni giorni fa, i legali degli imputati avevano chiesto al giudice di sollevare la questione di costituzionalità, oggi accolta dal tribunale.