Scuole chiuse, disagi per milioni di italiani. Speranza: La situazione resta seria

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La chiusura delle scuole pesa sull’organizzazione familiare di 5 milioni 139.000 lavoratori, tra dipendenti e autonomi. È la stima della fondazione Studi dei consulenti del lavoro, secondo cui conciliare l’attività occupazionale con la cura dei figli grava su 2 milioni 697.000 di donne e 2 milioni 442.000 uomini.

Le scuole resteranno chiuse per decreto della presidenza del Consiglio dei ministri fino al 15 marzo, ma già circolano voci di fonti governative secondo le quali potrebbe esserci una proroga dello stop alle attività didattiche. Un peso che sta interessando in modo particolare le mamme, spesso costrette a dover scegliere tra la vita professionale e quella familiare, poiché mancano misure che favoriscano una concreta conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Intanto, l’ultimo bilancio della protezione civile – comunicato nel consueto appuntamento quotidiano dal commissario Angelo Borrelli – parla di 197 morti e 3.916 contagiati. Aumenta anche il numero dei pazienti guariti che al momento sono 523, vale a dire l’11,8% del totale dei positivi al virus. Le vittime corrispondono invece al 4,25% del totale dei contagiati.

“Stiamo lavorando giorno e notte, la situazione resta seria e non può essere assolutamente sottovalutata“, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza a margine dei lavori del comitato tecnico scientifico alla Protezione civile a Roma. “Ieri c’è stata una risposta molto forte dallo Stato, un investimento mai visto prima per portare personale nei nostri presidi sanitari – ha aggiunto il ministro -: medici, infermieri, tecnici, persone che ogni giorno stanno facendo un lavoro straordinario, avranno nuove energie che potranno dargli una mano. Lo Stato c’è”.

In chiusura di intervento, Speranza ha ricordato ancora una volta quali sono le priorità per il Paese in questo momento: “Prima di tutto la popolazione più anziana deve tutelarsi – ha sottolineato -. Dobbiamo ridurre gli spostamenti, evitare i luoghi dove ci può essere una diffusione del contagio, mantenere la distanza di un metro. Sono poche norme semplici, ma che possono davvero fare la differenza”.