Vaiolo delle scimmie, c’è la prima vittima italiana: morto a Cuba il 50enne di Pescara

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C’è la prima vittima italiana di vaiolo delle scimmie. Si tratta del 50enne Germano Mancini, comandante della stazione carabinieri di Scorzè, comune della città metropolitana di Venezia. L’uomo originario di Pescara è morto a Cuba dove era arrivato il 15 agosto.

A dare la notizia del contagio era stato il ministero della Salute de L’Avana il 20 agosto, segnalando che si trattava del primo caso di vaiolo delle scimmie rilevato nel Paese: “durante il suo soggiorno la vittima ha alloggiato in una casa in affitto e ha visitato diversi luoghi nelle province occidentali del Paese. Il 17 agosto ha presentato sintomi generali e il 18 agosto si è recato ai servizi sanitari per la loro persistenza. Durante le prime cure mediche fornite, i sintomi sono peggiorati e questo ha richiesto il trasferimento d’urgenza per il ricovero e le cure intensive”.

Il rapporto dell’autopsia effettuata presso l’Istituto di Medicina Legale conclude che “la morte è stata causata da sepsi dovuta a broncopolmonite con germe indeterminato e danni a più organi”. Secondo il ministero, le persone che hanno avuto contatti con l’uomo, che sono in isolamento, sono attualmente asintomatiche. L’ambasciata italiana a L’Avana, in coordinamento con la Farnesina, si sta occupando di dare massima assistenza ai familiari.

Francesco Vaia direttore Generale dello Spallanzani: “La notizia di ieri del primo decesso tra i casi italiani di vaiolo delle scimmie, un nostro connazionale deceduto a Cuba, non deve allarmare la popolazione. Salvo casi eccezionali, la malattia decorre in modo benigno, senza complicanze gravi, con la guarigione che sopraggiunge dopo 2-3 settimane”.

In una nota, si sottolinea inoltre che “a fronte di oltre 42.000 casi notificati in paesi non-endemici, quindi al di fuori dell’Africa centrale e occidentale, i decessi sono stati solo 5, pari a una letalità di 1,2 su 10.000. La malattia interessa oggi solo dei gruppi di popolazione, e abbiamo un vaccino, che è il vaccino antivaioloso di terza generazione (MVA-BN), che ha un’elevata capacità di protezione (almeno 85%) dalla malattia. Allo Spallanzani, Centro di Vaccinazione della Regione Lazio, abbiamo già vaccinato più di 500 persone a rischio di contagio di vaiolo delle scimmie e molti altri verranno vaccinati nelle prossime settimane. Sempre nel nostro Istituto – si afferma – stiamo conducendo studi sulla memoria immunologica delle persone a suo tempo vaccinate contro il vaiolo. I dati preliminari indicano che oltre il 90% delle persone che erano state vaccinate oltre 40 anni fa per il vaiolo, hanno anticorpi che reagiscono con il virus del vaiolo delle scimmie, talora anche in quantità elevata”.