Assolto l’ex parroco accusato di molestie su due sorelle – all’epoca – adolescenti

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Foto d'archivio (anno 2002) che ritrae il prete accusato e ora assolto

L’ex parroco di Sant’Antonio di Valli del Pasubio, don Giovanni – detto Gianni – Baccega, non commise alcun atto riconducibile a molestie sessuali nei confronti di due giovanissime sorelle, adolescenti all’epoca – tra il 2007 e 2008 – dei fatti contestati. Lo riporta oggi il Giornale di Vicenza. Il sacerdote, sospeso dalle sue funzioni di pastore da quattro anni in attesa della conclusione dell’iter giudiziario, aveva sempre proclamato la sua innocenza. “Assoluzione perchè il fatto non sussiste” la formula che lo scagiona, in barba alle richieste di risarcimento danni mosse dalla madre delle presunte vittime – ora maggiorenni – e dai due anni e tre mesi di condanna proposti dalla procura.

L’accusa verso il prelato, che oggi ha 82 anni e si è ritirato in pensione a Crespano del Grappa, fu di quelle più infamanti: aver molestato due ragazzine adolescenti, figlie di un amico di vecchia data residente altrove ma rimasto in contatto con don Gianni, approfittando del suo ruolo di ministro religioso durante le confessioni. A tutela delle minori, residenti nel vicentino, non venne rivelata la loro provenienza. Sempre secondo la versione dei fatti proposta in tesi accusatoria l’anziano sacerdote avrebbe “allungato le mani” in più occasioni nei confronti in particolare della maggiore delle due sorelle, allora quindicenne, e una sola volta invece rivolgendo le attenzioni alla minore, di 13 anni.

Il tutto avvenne a cavallo del 2007 e 2008, tra l’estate e la susseguente primavera, durante le visite della famiglia nella vallata altovicentina, con la denuncia scattata invece circa cinque anni più tardi dopo le confessioni delle figlie alla madre. L’ex parroco ammise solo una “innocente carezza” sulla schiena della più piccola, nulla di morboso, dunque, secondo le controdeduzioni emerse nel corso del dibattimento in aula, nè imputabile di un reato.

Durante il quale spuntò fuori, secondo il racconto leggibile sulle pagine del quotidiano berico, una lettera di possibile pentimento scritta di proprio pugno da don Gianni e rivolta alla famiglie delle due giovani nel frattempo cresciute e divenute giovani donne. Conteneva effettivamente delle scuse – che di fatto in un primo momento sembravano aggravare la posizione del prete – offerte citando un passo del Vangelo di S. Giovanni, ritrattate e spiegate in aula.

L’intricata vicenda legale è durata più di quattro anni, e oggi è sulla via della conclusione: secondo il collegio di giudici preposti non sarebbero emerse prove inconfutabili della colpevolezza dell’anziano sacerdote padovano, originario di Fontaniva. La sentenza, inoltre, annulla di fatto la richiesta di risarcimento danni estesa alla Diocesi di Vicenza, un “caso” che aveva suscitato un interesse parallelo, anche nel diritto canonico, trattandosi di un’inedita chiamata in causa della curia a risarcire – si parla di una cifra vicina ai 100 mila euro – in sostituzione di un proprio sacerdote nullatenente.
Ma il… nulla di fatto, sentenza alla mano, lascia invariato lo status quo attuale.