Allarme di Confindustria: il Pil italiano registrerà una caduta storica

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

L’aumento dei contagi da Covid-19 rappresenta “una fonte di incertezza e di preoccupazione sulle prospettive future” con evidenti ricadute sull’economia italiana. A lanciare l’allarme è il Centro studi di Confindustria secondo cui nel 2020, si stima che il PIL registrerà una “caduta storica”, del 10% e la risalita sarà “difficile”.

L’impatto della crisi sanitaria è stato leggermente più negativo di quello atteso alcuni mesi fa, portando a una lieve revisione al ribasso delle stime rispetto allo scenario delineato dal Centro a maggio.

Nel rapporto del CSC
, “la ‘tempesta perfetta’, causata in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta, indotto dal blocco normativo delle attività in numerosi settori dell’industria e dei servizi, e dalle limitazioni agli spostamenti delle persone con l’obiettivo di contenere la diffusione del virus, ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana: il PIL è diminuito complessivamente del 17,8% nel primo e secondo trimestre. Le misure ingenti varate dal Governo durante i primi mesi dell’emergenza hanno fornito liquidità a famiglie e imprese”.

Sempre secondo il rapporto: “le conseguenze della pandemia sono state gravi soprattutto per l’industria, che ha risentito della cancellazione di ordini dal mercato interno ed estero, e per alcune attività terziarie (turismo, trasporti, attività ricettive e di ristorazione)”.

“La fine del lockdown, a inizio maggio, ha determinato un’importante risalita della domanda, che in molti settori si era sostanzialmente azzerata, e ha rilanciato l’attività nell’industria con incrementi rilevanti nel terzo trimestre, che tuttavia non hanno colmato la perdita dei primi due trimestri”.

“Nei servizi, invece, il recupero è più lento. Nei mesi estivi, mentre altre attività ripartivano, la situazione dell’economia italiana è stata gravata dalla forte diminuzione dei flussi turistici, specie quelli stranieri. Da agosto il graduale aumento del numero di nuovi contagiati, benché più contenuto rispetto a quanto osservato in altri paesi europei, rappresenta una fonte di incertezza e di preoccupazione sulle prospettive future”.

“Cruciale per l’anno prossimo saranno l’intensità e la velocità della ripresa del PIL. Con un recupero incompleto come quello qui previsto, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata (+4,0% le ULA, meno del PIL). Il numero di persone occupate, dunque, si aggiusterà verso il basso: -1,0% nel 2021, pari a -230mila unità”.