Conflitto in Medio Oriente e sabotaggio in Finlandia, fanno impennare le bollette energetiche

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

La questione energetica che sembrava essere stata archiviata dopo lo scoppio del conflitto Russo-Ucraino torna alla ribalta dopo l’aggressione di Hamas ad Israele, che riaccende la mai sopita questione israelo-palestinese. In queste ore infatti, è stato deciso lo stop da parte dalle autorità israeliane al funzionamento del giacimento di gas naturale di Tamar, a largo di Gaza, per ragioni di sicurezza.

La chiusura del giacimento di Tamar ha subito provocato un’impennata delle quotazioni del metano ad Amsterdam, con i future che si attestano sui massimi da metà giugno. Il giacimento offshore Tamar, di proprietà di Chevron, esporta gas verso l’Egitto e la Giordania e alimenta i consumi domestici di Israele. La sua chiusura rischia di avere conseguenze sull’export del gas naturale liquefatto egiziano in Europa, che il Cairo auspicava di riprendere ad ottobre dopo la sospensione estiva.

Ad aggravare la situazione anche i forti sospetti di sabotaggio al gasdotto Baltic Connector, che collega Finlandia ed Estonia. “È probabile che il danno al gasdotto ed al cavo di comunicazione sia il risultato di un’attività esterna” ha fatto sapere il presidente finlandese Sauli Niinistö. L’incidente ha provocato un “inusuale” calo di pressione domenica scorsa, costringendo gli operatori ad arrestare i flussi e facendo scattare un’ispezione che ha identificato la perdita in acque finlandesi.

Il presunto sabotaggio, ha subito riacceso i timori sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche in Europa, a poco più di un anno di distanza dall’esplosione che ha danneggiato il Nord Stream.

Intanto aumentano anche le quotazioni del petrolio, tanto che il ministero delle Imprese fa sapere che in Italia è “elevata” l’allerta sui prezzi dei carburanti. Sull’A21, all’altezza di Cremona è stato rilevato il prezzo record per il carburante di 2,7 euro al litro.

La situazione per l’Italia è particolarmente critica a causa della tipologia dei suoi fornitori. Ad esempio l’Algeria che attualmente è il primo fornitore di metano, è stata tra le voci più forti a sostegno di Hamas, dopo l’attacco sferrato contro Israele. Inoltre il nostro paese fa ancora affidamento sulla Russia, nonostante lo sforzo di ridurre la dipendenza dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Da non sottovalutare anche le forniture che provengono dall’Azerbaijan, che di recente ha invaso la regione contesa del Nagorno-Karabach, finendo sotto i riflettori della diplomazia internazionale.