Auguri a tutti noi, di essere meno isole e più comunità

Sono passati quattro mesi da quando è iniziata questa avventura dell’Eco e avete iniziato un po’ a conoscere il nostro lavoro quotidiano: cerchiamo di viverlo con impegno e serietà, e vi promettiamo che nel 2017 faremo di tutto per darvi ancora di più e meglio: più notizie, più approfondimenti, più racconti, più storie.

E siccome un anno solare che inizia è, volenti o nolenti, un “giro di boa”, non vi/ci auguriamo prosperità, fortuna, felicità: problemi e cose belle vengono distribuiti in modo insindacabile dal destino. Ogni anno è, da questo punto di vista, come quello che lo ha preceduto, a ben guardare mai solo negativo, mai solo positivo. Ed in ogni caso, non vogliamo augurarvi e augurarci qualcosa come se dovesse piovere dal cielo inaspettatamente, senza che ciascuno di noi ci debba mettere qualcosa di suo. Crediamo infatti che il 2017 sarà come ciascuno di noi lo farà diventare, perché anche nelle situazioni più difficili e complicate, possiamo decidere come starci dentro, se con astio e rabbia o con apertura e fiducia, se da vittime o da protagonisti che non si arrendono.

L’augurio che ci sentiamo di fare e farci è invece questo: di sentirci in questo anno appena iniziato meno isole e più comunità. Insomma, di essere più consapevoli che possiamo stare bene nella misura in cui contribuiamo a rendere un po’ migliore la quotidianità di chi ci sta intorno.

Condividiamo con voi per questo le parole di Eduardo Galeano, giornalista, scrittore e saggista uruguaiano, che ci sembrano particolarmente illuminanti.

Buon 2017 a tutti noi!

“Che siamo degni della disperata speranza.

Che possiamo avere il coraggio di stare da soli e l’audacia di arrischiarci a stare insieme, perché a nulla serve un dente fuori dalla bocca o un dito fuori dalla mano.

Che possiamo essere disobbedienti, ogni volta che riceviamo ordini che umiliano la nostra coscienza o violano il nostro comune sentire.

Che possiamo essere tanto fiduciosi da continuare a credere, contro ogni evidenza, che la condizione umana vale la pena, perché siamo stati mal fatti, però non siamo finiti.

Che possiamo essere capaci di continuare a camminare i cammini del vento, nonostante le cadute e i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, più in là di noi, e quando ci dice addio, sta dicendo: ci vediamo.

Che possiamo mantenere viva la certezza che è possibile essere concittadini e contemporanei di tutto ciò che vive animato dalla volontà di giustizia e dalla volontà di bellezza, nasca da dovunque nasca e viva ovunque viva, perché non hanno frontiere né le mappe dell’anima né quelle del tempo”.

(Eduardo Galeano)