Costa Media del Carega

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La Costa Media è la cresta che collega Cima Carega al Passo Pertica; si tratta di un itinerario di confine tra tre province: Vicenza, Verona e Trento.

Essendo situata sull’acrocoro sommitale del Carega, molti sono i possibili punti di partenza per intraprendere questa escursione: dalla Val di Ronchi per il versante trentino, dalla Val di Revolto per il versante veronese, mentre per il vicentino sono il Colle della Gazza o il Passo di Campogrosso.

Dalla Gazza si deve ascendere prima al Rifugio P. Scalorbi per la via che si preferisce: lungo il sentiero dell’Omo e la Dona, dal quale si possono osservare i due iconici monoliti di roccia, dal Passo della Lora e il Forcellino Plische (leggermente più lungo) oppure attraverso il più breve e veloce Vajo Pelegatta ma attenzione: quest’ultimo è un percorso alpinistico riservato a chi ha dimestichezza con passaggi su roccia e con la dotazione del caschetto.

Allo stesso modo per chi sale da Campogrosso il punto di passaggio è il Rifugio P. Scalorbi: lo si raggiunge o per il sentiero del Fumante oppure per il Boale dei Fondi.

Il Rifugio Scalorbi è posto nella verde Alpe di Campobrun a pochi metri dal Passo Pelegatta; da qui si possono già scorgere il Rifugio M. Fraccaroli, quasi 500m più in alto, e la Costa Media che verso sinistra scende al Passo Pertica dove si trova l’omonimo rifugio. La vista della cresta verso sud contrasta fortemente con quella a nord: nel primo caso si notano distese di mughi ed erti prati, mentre dall’altra parte dominano gli ambienti selvaggi, con pareti di roccia, guglie e vaji ancora poco conosciuti.

Per raggiungere il Rifugio Passo Pertica si deve scendere per la strada sterrata che percorre l’Alpe di Campobrun. Ancora una volta si presentano due possibilità per salire alla Costa Media: percorrere il sentiero 108, escursionistico, oppure il sentiero alpinistico A. Pojesi.

Entrambi conducono a Cima Tibet, la prima cima che si incontra della cresta, ma il primo sale da sud, mentre il secondo da nord. Il sentiero Pojesi percorre tratti esposti su roccia dove sono necessari il caschetto e l’attrezzatura da via ferrata.

La salita a Cima Tibet è in ogni caso faticosa, ma la vista da qui senz’altro ripaga delle fatiche fatte; una moltitudine colorata di bandierine di preghiera tibetane adorna la cima e svolazza al vento. Da qui in poi il percorso al Rifugio Fraccaroli avviene lungo la piacevole cresta che unisce altre cime secondarie con un leggero saliscendi. Inutile dire che il panorama è molto ampio, dal Lago di Garda all’Adamello e la Presanella, dalle Dolomiti di Brenta fino alla laguna veneta.

Appena dopo Cima Tibet si incontra Cima Madonnina, così chiamata perché qui vi è posta una madonna dal colore immacolato. Si prosegue ancora su e giù dalle cime, a sinistra un piccolo altopiano chiaramente carsico e ricco di doline dove si trova Malga Posta, a destra il Vallone della Teleferica.

Oramai si è in vista della vetta più alta del gruppo e del Rifugio Fraccaroli, godendo di scorci suggestivi.

La salita a Cima Carega e una sosta in rifugio sono il modo migliore per coronare questo percorso; da qui poi si scende per il percorso migliore in base al punto di partenza.