Le vecchie priare di Lumignano e la Voragine Tri Oci

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Tra i siti più spettacolari dei Colli Berici, Lumignano accoglie il visitatore con l’imponente vista dell’antica scogliera con la sua roccia grigia e giallastra tra la quale, con sguardo attento, si scorge incastonato l’Eremo di San Cassiano. Nel centro della piana antistante il paese svettano invece le quattro àlbare, quattro pioppi cipressini disposti a pianta quadrata che riflettono una certa simmetria con i fossi e le capezzagne dei campi attorno.

Avvicinandosi al centro del borgo, alla propria destra compare l’elegante villa cinquecentesca detta Palazzo Bianco, accompagnata dalla vicina Cappella di San Teobaldo.

Oltre ai numerosissimi covoli e alle falesie dove arrampicare, Lumignano cela alcune vecchie cave di pietra, le priare. Per visitare alcune di queste ci si incammina dalla piazza del paese lungo Via Villa, per deviare successivamente per Via Borgo e Via Priare Vecchie. Al termine della strada asfaltata si trova un ulteriore parcheggio nel caso non si trovasse posto prima.

Da questo punto si segue la strada sterrata che risale la valle verso le Brutte Rive, da cui si apprezzano il Monte Castellaro e l’abitato di Lumignano ormai già lontano. Alla prima deviazione verso destra si abbandona la via principale per seguire la vecchia strada di accesso alla vicina Cava Perini. L’ingresso alla cava è chiuso da divieto e cancello, anche se è interessante ricordare che esiste una lunga galleria con molte diramazioni che tagliando tutto il monte nel sottosuolo sbuca nel versante opposto dove si trova un altro ingresso della cava. All’interno in alcune sale sono ancora presenti dei blocchi di pietra che non sono più stati portati alla luce. È comunque sconsigliabile avventurarsi all’interno della cava per via delle possibilità di perdersi o di eventuali crolli.

Lasciato quindi l’ingresso della cava alle proprie spalle si prosegue lungo un sentiero ricavato dalla roccia passando a fianco di una parete. Aggirato uno spigolo si rasenta una proprietà privata dove si scorgono dei covoli tra i quali alcuni utilizzati un tempo come abitazioni rupestri.

Destreggiandosi tra pungitopo e fusti di carpino nero e orniello si incontrano alcuni antri lungo la parete rocciosa di sinistra; tra questi si ritrova il Covolo della Loara, caratterizzato da una paio di camini con apertura verso l’alto e due aperture ovali che si aprono verso un’altra piccola cavità.

Segue poco distante la Grotta del Tesoro: la prima parte è stata scavata dall’uomo, mentre la parte più interna è di origine naturale e qui vi si possono scorgere alcune concrezioni. Nei pressi dell’ingresso è stato scolpito un teschio nella roccia e ciò rende la scoperta della grotta ancor più intrigante. All’interno della stessa cavità è possibile accedere a una cava più ampia attraverso uno stretto pertugio ed eventualmente uscire da una via diversa nel bosco poco lontano.

Seguendo la fascia rocciosa si incontrano altre interessanti cavità, alcune sfruttate come priare, altre come riparo durante la Seconda Guerra Mondiale. Suggestivo è anche un breve passaggio lungo una fenditura tra due pareti di roccia. Nell’ultimo tratto si erge una falesia dove nella parte bassa si trova una vecchia priara mentre nella parte superiore si trovano alcune imponenti pareti di roccia strapiombante a cui si accede con un paio di scale in legno.

Da questo punto si scende lungo un sentiero piuttosto ripido e sconnesso, incrociando il secondo ingresso della galleria di Cava Perini, fino a Contrada Molini dove spiccano i due Massi di Lumignano, dalle dimensioni ciclopiche.

Da qui vale la pena salire verso il Dente di Lumignano tra antichi terrazzamenti invasi dalla vegetazione fino alla sommità del Monte della Croce dove si trova una grande croce con splendida vista panoramica sulla pianura e i Colli Euganei in lontananza. Poco lontano, un piccolo covolo si apre verso valle con uno splendido arco. Dalla cima si cala velocemente verso il paese di Lumignano fino ad incrociare il sentiero che porta all’Eremo di San Cassiano. Vale sicuramente la pena prolungare l’itinerario per visitarlo (aperto la prima domenica di ogni mese) passando per il Covolo del Prussiano e il Covolo Copacan con la fontana omonima.

Non molto distante, all’interno della Valle di San Rocco, si incontra la Voragine Tri Oci. La grotta ha uno sviluppo verticale con una profondità di 10 metri ed è così denominata per le tre aperture verso l’esterno. Tempo fa la voragine era inserita all’interno di un piccolo parco speleologico per delle visite, ma ora risulta abbandonato. Nonostante ciò rimangono ancora le vecchie scale utilizzate per accedere alla cavità con le quali si può scendere da un camino e salire da un altro. Si fa presente però che l’accesso alla voragine è pericolosa in quanto il materiale delle scale si è corroso nel tempo con l’umidità della grotta ed è necessario valutare bene lo stato delle attrezzature.

Per concludere l’itinerario basta seguire il sentiero che in breve riporta al paese oppure si può scegliere di continuare per il Monte Brojon e i suoi splendidi covoli allungando di qualche chilometro il percorso.

Questa escursione è adatta a tutti ed è un bel modo per conoscere l’attività di estrazione della pietra berica e approcciarsi al mondo ipogeo; si raccomanda però una certa cautela nell’addentrarsi all’interno delle cavità e di portare con sé una pila.