Marostica, i Colli di San Benedetto e di Roveredo Alto

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Marostica è forse uno dei luoghi più noti della Regione grazie al suo mirabile castello, ma tra i visitatori non sono molti coloro che si spingono oltre le sue mura. Dalla piana del Brenta, due brevi dorsali collinari sono distinte dallo stretto all’interno del quale scorre il Torrente Longhella; la prima dorsale, sopra la frazione di Marsan, è quella dei Colli di San Benedetto. La seconda, dominata dal Castello di Marostica, è invece quella dei colli della località Roveredo Alto ed è meno distinta dalla morfologia circostante per via di una costola che si salda alle pendici meridionali dell’Altopiano dei Sette Comuni.

Da vedere assolutamente è il borgo custodito all’interno delle mura, con la famosa Piazza degli Scacchi dove ogni due anni si tiene la partita a scacchi con personaggi viventi. Vi si accede solitamente dalle porte del Castello Inferiore. Da qui, proseguendo per le chiese di Sant’Antonio Abate e dei Carmini, si può salire al Castello Superiore per mezzo di un erto sentiero selciato che attraversa un uliveto. È anche possibile effettuare il Cammino di Ronda che si sviluppa sopra le mura perimetrali. Il maniero risale ai tempi degli Scaligeri (XIV secolo), fu restaurato poi durante il periodo fascista. Dal Monte Pausolino, dove è edificato il Castello Superiore, si ammira un vasto panorama sulla pianura veneta, i Colli Berici e i Colli Euganei.

Scesi lungo il sentiero che affianca le mura perimetrali si continua per Borgo Giara, superando un paio di chiese, una vecchia fabbrica di cappelli di paglia e il Convento di San Sebastiano, arroccato su uno sperone di roccia. Una volta attraversato il Torrente Longhella si segue il sentiero per i Colli di San Benedetto, il quale dopo alcuni tornanti diventa una piacevole strada sterrata che con lievi sali e scendi attraversa in quota le colline. Anche qui i panorami non mancano, potendo scorgere le piccole valli celate a nord di Marostica, come la Valle San Floriano e la Val d’Inverno. Piuttosto singolari sono le cime dei Colli di San Benedetto, molte delle quali presentano filari di cipressi o gruppi di pini. I ripidi versanti sono spesso coltivati con viti o ulivi, mentre uno sguardo attento non può che notare come anche il pascolo abbia contribuito a modellare il paesaggio di queste pendici. Vale la pena proseguire fino alla Chiesa di Sant’Agata, piccola chiesetta posta su un poggio, che si incontra dopo aver superato il Monte Gloso. Scendendo a settentrione si può effettuare un percorso ad anello attraversando in successione una valletta, che nel periodo primaverile è florida di Leucojum vernum, meglio noto come campanellino, alcuni pascoli e coltivi. Giunti nuovamente lungo il corso del Torrente Longhella si segue l’argine sterrato fino al Convento di San Sebastiano da dove ha inizio la Strada dei frati, erto sentiero che conduce verso la sommità del Monte Pauso dove è posta una croce e si è invogliati a sedersi al sole per riposare e apprezzare lo scorcio sul borgo sottostante. Alcuni resti di mura perimetrali attestano la presenza romana in questa località.

Risaliti nei pressi del Castello Superiore vi si trova il Museo Ornitologico, il quale ospita numerose specie di uccelli della fauna nostrana, tra i quali molti rapaci. Sul retro del museo ha inizio il Sentiero di Roveredo Alto, che segue la cresta di questi colli fino a raggiungere la Cima dell’Agù dove si trovano alcuni manufatti della Grande Guerra come una postazione di artiglieria. Lungo il percorso si incontrano diverse gallerie, sempre di natura militare.

Si scende quindi alla Contrada Roveredo Alto lungo alcuni sentieri che costeggiano delle coltivazioni di ciliegi, tipiche della zona, e diversi uliveti. Dalla Chiesetta della Madonna delle Grazie si cala quindi al Borgo Panica, poco lontano dalle mura del Castello di Marostica dove termina l’escursione.

Il luogo è senz’altro uno dei più indicati per apprezzare la Pedemontana Vicentina, offrendo numerosi spunti di approfondimento: dagli aspetti storici, a quelli artistici e culturali, fino a quelli enogastronomici. Il periodo più indicato per la visita è la primavera.