Inquinamento da pfas, i carabinieri del Noe un giorno intero alla Miteni

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I carabinieri del Noe – Nucleo Operativo Ecologico – di Treviso hanno passato tutta la giornata alla Miteni di Trissino per acquisire la documentazione storica dell’azienda informa

Entrati alle nove di mattina, i militari hanno lasciato la sede trissinese della multinazionale Weylchem solo verso le otto di sera. Ad informare dell’ispezione – disposta dai pubblici ministeri di Vicenza che coordinano le indagini, Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner, ed eseguita dai militari  dell’Arma specializzati in illeciti ambientali ed ecomafie – è stata la stessa azienda.

A coordinare le perquisizioni a Trissino, il maresciallo Manuel Tagliaferri del Noe di Treviso, uno dei pochissimi in Italia ad aver ricevuto dal Ministro dell’Ambiente Galletti la medaglia d’argento al merito per la capacità dimostrata in altre complesse indagini. Le perquisizioni hanno toccato anche una seconda sede a Caponago, in Brianza, e gli uffici milanesi della International Chemical Investors Italia 3 Holding, la società che controlla la Miteni.

I militari del Noe negli uffici e nello stabilimento sono andati alla ricerca di qualsiasi elemento che possa essere utile alla ricostruzione dei fatti – e quindi delle responsabilità – che hanno portato all’inquinamento da pfas in falda, coivolgendo 250 mila abitanti in tre province diverse. Inquinamento che di cui la Miteni è stata ritenuta – dall’Arpav e non solo – la principale responsabile.

 

Il Noe ha chiesto di acquisire la documentazione storica e attuale dell’azienda, di proprietà dal 2009 del gruppo Weylchem. “Il clima è stato di totale collaborazione. I tecnici Miteni hanno affiancando i carabinieri, alla presenza anche dei rappresentanti sindacali, per illustrare le specifiche procedure aziendali, i sistemi di gestione, controllo e sicurezza, e per consentire la più efficace identificazione dei documenti utili per gli accertamenti” afferma l’ufficio stampa Miteni. “La presenza dei carabinieri del Noe nello stabilimento, così come da tempo quella dei tecnici Arpav, siamo certi che consentirà di fare ulteriore chiarezza sullo scrupoloso operato dell’azienda che ha sempre lavorato nel rispetto delle leggi, anticipando in forma volontaria interventi di ambientalizzazione anche quando non erano nemmeno richiesti o prescritti” conclude la nota dell’azienda.

Finora l’unico organo ispettivo ad essersi attivato sulla vicenda era stata la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che ha ascoltato decine di persone coinvolte fra maggio e agosto dell’anno scorso. Nell’inchiesta sono già indagati da fine gennaio nove dirigenti ed ex dirigenti Miteni, fra cui Luigi Guarracino, direttore generale fino al marzo 2016, già condannato in appello per avvelenamento colposo delle acque con una sentenza della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila del 17 febbraio scorso nell’ambito del processo sulla “discarica di Bussi”, uno dei più vasti inquinamenti mai registrati in Italia, avvenuto quando Guarracino era procuratore della Montedison. L’ex Dg della Miteni è anche stato condannato in primo grado a luglio 2016 dalla Corte d’Assise di Alessandria anche per disastro colposo per l’inquinamento delle falde con solventi clorurati e cromo esavalente in quanto dirigente dello stabilimento Solvay di Alessandria.