Truffa ai danni dello Stato per 911 mila euro. Beffavano l’Inps coinvolgendo 14 imprese

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Si erano arricchiti a dismisura, ben oltre il volume d’affari della propria azienda comunque in salute, approfittando di uno stratagemma fiscale che permetteva loro di incamerare, anzichè “spendere”, quanto dovevano invece all’erario. In particolare all’Inps territoriale. Questa pratica che si può definire come di indebita compensazione d’imposta ha visto come cornice il territorio del Bassovicentino, Noventa e Castegnero in particolare, e come protagonisti una coppia di coniugi di 69 e 60 anni titolari di fatto di una ditta di servizi di vigilanza privata, la Eta Beta srl.

A “stanarli” da una sorta di comfort-zone fatta solo di ricavi milionari e operazioni torbide sono stati i finanzieri del comando provinciale di Vicenza, che hanno sequestrato due immobili e “congelati” più conti correnti per un ammontare di 911 mila euro, a tutela della maxi truffa subita dalla casse pubbliche. L’operazione denominata “E io compenso” dalle Fiamme Gialle beriche riserva una citazione cinematografica in omaggio al celebre motto “E io pago” di Totò.

L’accusa di evasione fiscale è stata rivolta a W.M., di 69 anni e residente a Castegnero, e alla moglie M.M.S., di 60 anni compiuti e che vive a Vicenza, imprenditori e amministratori in questo caso di una società con sede a Noventa Vicentina ma con legami in tutto il Nord Italia, facendo affari d’oro in Veneto e non solo. A quanto pare, il sistema illecito era basato su una serie di documentazioni prodotte ad hoc grazie a cui si procedeva a compensare i propri debiti al fisco con il pagamento di contributi previdenziali di altre imprese dislocate sul territorio nazionale. Approfittando del fatto che, fino a qualche tempo fa, le banche dati di Inps, Inail ed erario non “comunicavano” tra loro.

In tutto 14 ma ciò che più sorprende, come è stato già appurato, totalmente ignare della frode in corso – dal 2019 e fino a settembre 2020 – inconsapevoli dell’insidioso sistema fraudolento in atto. Si tratta di aziende vicentine ma anche di altre con sedi nelle province di Napoli, Roma, Latina, Trento e Monza-Brianza. A venire danneggiati economicamente dalla truffa ordita dalla coppia erano l’orario e degli istituti previdenziali, attraverso un carteggio e un ingranaggio complesso di operazioni di “false compensazioni orizzontali”. In termini più semplici, i tributi dovuti dall’azienda di loro proprietà  andavano a pareggiare dei presunti crediti tributari riferiti alle 14 imprese che nel frattempo erano state dichiarate inesistenti, cessate, fallite o prive di posizioni contributive effettive e in due casi addirittura mai create .

Nel corso delle perquisizioni eseguite nella sede dell’impresa vicentina e presso le abitazioni dei due indagati, che, pur essendo coniugi, avevano residenze diverse, è stata rinvenuta ulteriore documentazione utile alle indagini, tra cui numerose copie dei modelli F24 utilizzati per le false compensazioni e determinanti l’impianto accusatorio. La Procura di Vicenza ha emesso un decreto di sequestro preventivo, “per equivalente” di disponibilità finanziarie, societarie e di beni degli indagati che è stato eseguito dai finanzieri su denaro depositato su ben 14 diversi conti bancari accesi dai coniugi presso diversi istituti di credito, per un ammontare qui di circa 320 mila euro, oltre che su due immobili a Castegnero.