Cop29 a Baku: aiuti climatici da 300 miliardi entro il 2035 ai Paesi in via di sviluppo
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Si è conclusa alle 2.30 di questa mattina la Cop29 a Baku: la conferenza in Azerbaigian si sarebbe dovuta concludere venerdì ma l’accordo sugli aiuti climatici, che è il dossier più importante, non era stato raggiunto. Quasi 200 Paesi hanno fissato un nuovo obiettivo per la finanza climatica che sostituisce il vecchio, da 100 miliardi l’anno in scadenza nel 2025, dato che non è più sufficiente per finanziare la transizione e le esigenze di chi non ha creato la crisi ma ne subisce le conseguenze più di altri.
Il nuovo accordo prevede 300 miliardi l’anno entro il 2035 e un invito ad arrivare 1300 miliardi l’anno includendo finanziamenti da tutte le fonti, pubbliche e private. Una cifra al ribasso: i paesi sviluppati si impegnavano ad arrivare a 250 miliardi di dollari all’anno nel 2035 in aiuti ai paesi in via di sviluppo, per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. Questa cifra era fatta di contributi pubblici a fondo perduto, ma anche di prestiti da banche multilaterali di sviluppo e banche private. La proposta era stata respinta dai paesi emergenti e in via di sviluppo del G77 + Cina che invece chiedevano 1.300 miliardi di dollari all’anno subito dal 2025, prevalentemente in contributi pubblici a fondo perduto. Ieri i paesi sviluppati hanno alzato l’offerta, arrivando a 300 miliardi all’anno al 2035, sempre da fonti pubbliche e private.
Le trattative: i Paesi in via di sviluppo chiedevano almeno 500 miliardi e quelli meno sviluppati e delle Piccole isole a un certo punto hanno minacciato di far saltare tutto con lo spettro di un rinvio all’anno prossimo e quindi di un completo fallimento. Poi la quadra: i Paesi in via di sviluppo possono erogare aiuti, ma non hanno alcun obbligo, e i loro soldi non rientrano nel conteggio dei 300 miliardi. Un modo per accontentare la Cina, che per l’Onu risulta ancora Paese in via di sviluppo, ma anche l’Arabia Saudita, perché non aumenta gli impegni di decarbonizzazione rispetto a quanto deciso l’anno scorso alla Cop28 di Dubai. La Ue ha dovuto cedere su questo, come pure su diritti umani e delle donne, citati in modo generico. Il testo invita comunque ad arrivare a 1.300 miliardi all’anno di aiuti al 2035, e fissa una Roadmap da Baku a Belem, sede della prossima Cop30 in Brasile, per studiare come si possa arrivare a questo obiettivo.
Approvate anche le norme per il mercato internazionale delle emissioni di carbonio, previsto all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi e mai realizzato in dieci anni. In questo mercato, gestito dall’agenzia dell’Onu per il clima, l’Unfccc, uno stato può acquistare un progetto di decarbonizzazione in un altro Paese, in genere una riforestazione. Il taglio delle emissioni che risulta da questo progetto all’estero viene contabilizzato come taglio delle emissioni del paese che paga. La conferenza non ha però fatto alcun passo avanti sull’abbandono delle fonti fossili.
Le reazioni. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, commenta: “Speravo in un risultato più ambizioso. L’accordo fornisce una base su cui costruire”. Per il numero uno della Convenzione sul Clima Simon Stiell si tratta di “una polizza di assicurazione per l’umanità”. Ma il Can, la principale rete di Ong parla di “tradimento”.
Per il presidente americano Joe Biden il mondo ha raggiunto un risultato storico: “Oggi alla Cop29, grazie in parte agli sforzi instancabili di una forte delegazione americana, il mondo ha raggiunto un accordo su risultato storico. A Baku, gli Stati Uniti hanno sfidato i Paesi a fare una scelta urgente: lasciare le comunità vulnerabili in preda a disastri climatici sempre più catastrofici, oppure farsi avanti e avviare un percorso verso un futuro migliore”.
L’India si oppone al documento e sostiene che l’Azerbaijan, Paese ospitante, ha ignorato le sue preoccupazioni. “L’importo che si propone di mobilitare è abissalmente misero. È una somma irrisoria“, ha detto la funzionaria indiana Leela Nandan durante la conferenza. Critiche anche dal gruppo africano dei negoziatori alla Cop29, secondo cui l’accordo è troppo poco e troppo tardivo per il continente. “Siamo estremamente delusi dalla mancanza di progressi sulle questioni critiche per l’Africa”, ha detto il presidente keniano del gruppo. Estremamente deluso dal risultato il ministro dello Zambia.
Soddisfatto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza economica, Gilberto Pichetto: “Con una semplificazione, potremmo dire che abbiamo portato lo spirito del Piano Mattei nel dibattito della Cop29.
Nel negoziato l’Italia ha portato la sua strategia per una finanza climatica più efficace che rifletta i nuovi equilibri globali con alcuni obiettivi specifici: allargare la base dei contributori con un ruolo maggiore dei paesi sin qui non considerati donatori; contabilizzare i contributi delle banche multilaterali di sviluppo; incoraggiare le iniziative filantropiche; favorire meccanismi che, partendo dai contributi degli Stati, spingano i grandi investitori a finanziare progetti per una decarbonizzazione come motore di sviluppo nei Paesi più vulnerabili. Il significato e la rilevanza del numero finale – ha sottolineato Pichetto – vanno analizzati rispetto al risultato raggiunto nell’allargare la platea di attori che partecipano a questo processo e soprattutto al modo in cui vi partecipano, utilizzando ad esempio meccanismi di finanziamento pubblico-privato che noi già stiamo sperimentando nei nostri progetti dedicati all’Africa, non solo nel settore climatico, attraverso partenariati paritari e non predatori”.