Mattarella da Trump: botta e risposta su dazi, Nato e Russiagate

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Tensione sui dazi tra il presidente Mattarella e Donald Trump durante l’incontro nello studio Ovale. Dopo che Trump aveva ribadito le ragioni del provvedimento contro le merci europee – imposto dopo la decisione del Wto sugli aiuti Ue all’Airbus – il presidente Mattarella ha invocato “un metodo collaborativo”, “nello spirito transatlantico” che eviti “uno scambio di provvedimenti ritorsivi” quando, tra qualche mese, verranno messi in discussione i finanziamenti americani a Boeing e potrebbe essere la volta dell’Europa di imporre dazi agli Stati Uniti.

Poi è scattato un sottile botta e risposta tra Mattarella e Trump sul ruolo dell’Italia nella Nato. L’inquilino della Casa Bianca ha inaspettatamente criticato il nostro Paese, proprio alla presenza di Sergio Mattarella “L’Italia paga solo l’1% alla Nato invece del 2%, spero che aumenti le spese”, ha detto senza mezzi termini il presidente Usa da Washington.

Ma Mattarella prendendo la parola non ha mancato di sottolineare il contributo attivo del nostro Paese: “L’Italia resta, vorrei rammentarlo, oltre che il 5° contributore della Nato, il 2° contributore in termini militari nelle missioni della Nato. Dopo gli Usa, l’Italia è il Paese che di più fornisce suoi militari per le missioni Nato che, si aggiungono alle altre che l’Italia svolge sotto l’egida delle Nazioni Unite o nella Coalizione, contro il terrorismo, che si sono articolate e sviluppate in questi ultimi anni. Vorrei rammentare che in questo momento 6 F35 italiani, stanno vigilando e pattugliando i cieli dell’Islanda in ambito Nato, per assicurare sicurezza e pace”.

“L’Italia- ha aggiunto Mattarella- ha costantemente ribadito che lo spirito trans-atlantico va coltivato, preservato, mantenuto con forza in ogni ambito. Con questo spirito auspichiamo che l’avvio della nuova legislatura dell’Ue, possa costituire l’occasione di una rinnovata condizione collaborativa nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea”.

Ma sui dazi Trump non molla e precisa: “Non vogliamo essere duri con l’Italia, vedremo di affrontare l’argomento”. Trump si è poi lamentato del deficit commerciale con l’Italia e l’Unione europea, parlando durante la conferenza stampa congiunta con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Casa Bianca. Il deficit con l’Italia, ha sottolineato, “è circa il 20% del nostro deficit con l’Unione europea”. “Potrei risolvere la situazione molto velocemente con i dazi”, ma sarebbe “troppo duro”, aggiunge Trump.

E le divergenze sui dazi e le parole di Trump rimbalzano a Roma. E Giuseppe Conte, alla fine della sua giornata parlamentare di presentazione del Consiglio europeo commenta: “E ci credo che c’è una divergenza di opinione tra noi e gli Stati Uniti sui dazi. Noi non li vogliamo, ce li vogliono mettere”.

Nel mezzo di questi battibecchi commerciali si inserisce anche la vicenda Russiagate con Trump che lancia la sua frecciata: “Si è cercato di nascondere ciò che è stato fatto in alcuni Paesi e uno di questi potrebbe essere l’Italia”. Dice di non conoscere i contenuti della contro-inchiesta che l’attorney general William Barr sta conducendo sul Russiagate. E di non sapere cosa ha appreso nei suoi incontri romani. Però, aggiunge, so che c’è stata corruzione, che potrebbe arrivare fino al presidente Obama. Io penso che sia stato così”.

L’ipotesi dell’inchiesta condotta da Barr, secondo alcune ricostruzioni, è che nel 2016 la campagna elettorale di Donald Trump venne infiltrata da agenti dell’Amministrazione Obama, col concorso di governi alleati, per produrre lo scandalo del Russiagate, con il quale colpire Trump.

Intanto il Dipartimento di Giustizia americano avrebbe “di recente” messo le mani su due telefonini usati dal misterioso professore maltese Joseph Mifsud, ottenuti proprio dalle autorità italiane. L’accademico maltese che ha insegnato alla Link Campus University di Roma, è al centro della contro-indagine sull’origine del Russiagate.