Qatargate, Eva Kaili resta in carcere almeno per un altro mese

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L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, detenuta dal 9 dicembre per l’inchiesta sul Qatargate, dovrà restare ancora in carcere per almeno un mese. È questa la scelta dei giudici della Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles, come comunica la procura federale. I suoi legali avevano chiesto i domiciliari per la loro assistita e che “fosse sottoposta al regime di sorveglianza attraverso il braccialetto elettronico”.

“Kaili collabora all’inchiesta in maniera attiva – dice uno dei suoi legali, André Rizopoulos, al termine dell’udienza al Tribunale di Bruxelles -, contesta tutte le accuse di corruzione a suo carico”. Gli fa eco l’altro legale, Mihalis Dimitrakopoulos, a capo di uno dei più rinomati studi legali in Grecia. “Abbiamo preso l’impegno di non parlare troppo perché l’inchiesta è seria. Vi dico che la signora Kaili è innocente e non è mai stata corrotta”, ribadisce, facendo intravedere una strategia difensiva che punta a scaricare le accuse sul socio Panzeri e il compagno Giorgi. Anche l’europarlamentare socialista dunque, arrestata in flagrante mentre il padre tentava di portar via i soldi e per questo esente dall’immunità parlamentare, dovrà rimanere in custodia preventiva, come Panzeri e Giorgi, la cui carcerazione è stata prorogata al 14 gennaio.

Infastiditi dalla fuga di notizie, i legali, assediati dalla stampa, hanno centellinato le parole spiegando che “l’inchiesta viene condotta dalle autorità giudiziarie e non si fa altrove” ed esprimendo soddisfazione per l’apertura di un’inchiesta “per violazione del segreto professionale” sulle notizie passate alla stampa che “possono mettere a rischio il caso”. “Non ho mai visto un tale modo di violare così frontalmente il segreto istruttorio”, ha evidenziato Rizopoulos. “Non sono l’unico a pensarlo. Il procuratore generale ha avviato un’inchiesta a riguardo”.