Trump nega attacchi all’interno del Venezuela, ma ordina di riprendere i test nucleari

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Tensione alle stelle nel Mar dei Caraibi. Quella che era iniziata come una guerra degli Stati Uniti al narcotraffico venezuelano potrebbe trasformarsi nell’ennesimo fronte di conflitto globale. Ad infiammare gli animi le indiscrezioni pubblicate sul Wall Street Journal, secondo cui gli Usa sarebbero pronti a colpire installazioni militari che sarebbero utilizzate dai narcotrafficanti e gestite da alti esponenti del regime di Nicolas Maduro.

Una minaccia tanto concreta che ha spinto lo stesso Maduro a chiedere aiuto a Russia, Cina e Iran. Il rischio di una diffusione regionale del conflitto è divenuto drammaticamente più concreto dopo la decisione americana di esercitazioni militari congiunte con lo Stato insulare di Trinidad e Tobago, situato a poca distanza proprio dalla costa nord-orientale del Venezuela. Le forze di sicurezza del Paese hanno emesso un allarme di “livello di allerta uno” con effetto immediato, richiamando tutte le truppe alle rispettive basi.

Il presidente americano Trump ha però dichiarato di non prendere in considerazione attacchi all’interno del Venezuela, smentendo così il Wall Street Journal. Quando gli è stato chiesto se stesse valutando tale azione, il presidente ha infatti semplicemente risposto: “No”.

A Trump la decisione sui Tomahawk in Ucraina. Sul fronte del conflitto russo-ucraino il Pentagono ha infatti dato l’ok all’invio di missili a lungo raggio a Kiev, dopo aver valutato che la fornitura non avrebbe un impatto negativo sugli arsenali statunitensi. A rivelarlo è la Cnn citando tre fonti americane e europee ben informate. Tuttavia, sottolineano le stesse fonti, il Pentagono lascia la decisione politica finale a Donald Trump.

L’orientamento di Trump emerso già durante l’incontro con Volodymyr Zelensky le scorse settimane alla Casa Bianca, sarebbe quello di non concedere i missili a Kiev. Trump durante il faccia a faccia aveva infatti detto di non voler non dare i missili all’Ucraina perché “non vogliamo dare via cose di cui abbiamo bisogno per proteggere il nostro Paese”. Tuttavia secondo quanto rivela l’emittente americana, gli Stati Maggiori Riuniti americani avevano informato la Casa Bianca prima dell’incontro con Zelensky della propria valutazione riguardo all’assenza di un impatto sulla sicurezza degli arsenali Usa.

Trump al Pentagono: “riprendere i test nucleari”. Il 30 ottobre Donald Trump parlando a bordo dell’Air Force One, ha ribadito la sua decisione di riprendere i test sulle armi nucleari, giustificandola con la ripresa dei test da parte dei principali rivali degli Stati Uniti: Cina e Russia in primis. “Se loro stanno effettuando test, immagino che dobbiamo farlo anche noi”, ha dichiarato il tycoon. “Abbiamo i siti” per farlo, ha affermato, senza specificare tipologia, date e luoghi di questi test.