Ucraina, spiragli di pace trapelano dalle parole di Podoliak. Nuovi colloqui tra domani e martedì

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Piccoli spiragli di pace trapelano dalle parole del consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, alias Mykhailo Podoliak. Il negoziatore di Kiev, ha infatti detto di aspettarsi “risultati concreti” nei prossimi giorni, nei colloqui con la Russia che si potrebbero tenere già domani o martedì 15 marzo. Mosca “è diventata molto più sensibile alla posizione ucraina” e “ha iniziato a parlare in modo costruttivo”, ha aggiunto Podoliak in un video pubblicato sul suo profilo Twitter, facendo così eco alle aperture di ieri di Zelensky. “Le nostre proposte sono sul tavolo. Sono molto forti. Tra queste – ha spiegato il consigliere- ci sono il ritiro delle truppe e il cessate il fuoco”.

Turchia: “le posizioni di Russia e Ucraina si sono fatte più vicine”. E’ il parere del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, citato dall’agenzia russa Tass. Secondo il capo della diplomazia di Ankara intervenuto al forum diplomatico di Antalya, “serie discussioni tra di loro continuano” e tra gli argomenti in discussione vi è “la neutralità” dell’Ucraina. La Turchia, insieme con Israele, è stata da più parti individuata come possibile mediatrice tra Kiev e Mosca, dallo stesso consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Cavusoglu ha poi escluso l’adesione della Turchia alle sanzioni imposte a Mosca dall’Occidente.

Continuano intanto gli attacchi delle forze rosse in diverse città dell’Ucraina. Secondo il consiglio comunale della città ucraina di Mariupol, sono oltre 2.100 le persone uccise da inizio conflitto. Secondo il governatore di Mykolaiv, un raid di Mosca avrebbe invece distrutto una scuola, mentre in un altro raid, sarebbe stato colpito lo storico monastero ortodosso Holy Dormition Sviatohirsk Lavra, nella regione di Donetsk. Ci sarebbero diversi feriti, ma nessun morto, nonostante all’interno dell’edificio ci fossero circa 520 rifugiati, fra cui 200 bambini. Le truppe russe hanno lanciato numerosi attacchi aerei su un campo di addestramento militare a Yavoriv, vicino al confine con la Polonia, facendo almeno 35 i morti e oltre 130 i feriti. Mosca ha colpito anche la base aerea di Ivano-Frankivsk.

Un giornalista Usa, Brent Renaud, è stato ucciso e il suo collega e l’autista sono stati feriti ad Irpin. Un video-reporter americano, il 51enne Brent Renaud, ha perso la vita nei sobborghi di Kiev. I giornalisti, secondo le forze di sicurezza ucraine, stavano filmando i profughi in fuga quando sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud, colpito al collo, è morto sul colpo, mentre i suoi due colleghi sono stati portati in ospedale. A seguito della brutale uccisione, il sindaco di Irpin Oleksandr Markushin ha vietato ai giornalisti l’accesso alla città per ragioni di sicurezza. La Russia subirà “gravi conseguenze” per quanto sta facendo, ha commentato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan.

Tra le strategie di Mosca c’è anche il rapimento dei sindaci per sostituirli con esponenti filo-russi. Dopo quello di Melitopol è stato infatti sequestrato anche il primo cittadino della città occupata di Dniprorudne, nella parte sudorientale del Paese, nella regione di Zaporizhzhia. “I crimini di guerra stanno diventando sistemici”, afferma il governatore della regione di Zaporizhzhia, Olexandr Starukh. Intanto, proprio a Melitopol arriva una sindaca imposta dalle forze russe, Ganila Danilchenko che ha dichiarato: “Cittadini, adattatevi alla nuova realtà”. Alcune migliaia di persone si sono radunate nel pomeriggio davanti al comune di Melitopol per chiedere il rilascio del sindaco

Proteste in tutta la Russia per dire ‘NO’ alla guerra. I russi che non vogliono la guerra non si arrendono e scendono in piazza a protestare da Mosca a San Pietroburgo. Per zittirli l’unica arma di Putin è la violenza e la repressione. Solamente a Mosca sono almeno 300 persone già finite in manette, mentre i giornalisti sono stati fermati nel corso delle manifestazioni a San Pietroburgo. “Oggi il nostro Paese sta vivendo forse i giorni più vergognosi della sua storia”, scrive in un comunicato il Centro Sakharov di Mosca (il Centro, inserito nella lista delle ong considerate come ‘agente straniero’ dal 2014), anticipando che “la via d’uscita da questa crisi richiederà un cambiamento radicale della coscienza nazionale, se sarà possibile. La società russa si è lasciata trascinare nel gorgo di una crisi mostruosa. Il risultato è morte, distruzione e indicibili sofferenze nel Paese vicino. Quello che è successo significa il fallimento morale della nostra società. E con questo, indipendentemente dall’esito degli eventi, dovremo convivere per molti anni”.