Abolizione Jobs Act: la Pd Elly Schlein firmerà i referendum della Cgil

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Elly Schlein firmerà per il referendum sul Jobs Act. La segretaria del Pd, ha sciolto la riserva in merito all’iniziativa promossa dalla Cgil. Il sì della Schlein, arriva a circa 48 ore di distanza dalle dichiarazioni di uno dei principali esponenti dell’area riformista, Lorenzo Guerini, che aveva espresso il suo dissenso alla raccolta firme, così come del resto Marianna Madia 24 ore prima. Diffusasi la notizia Piero De Luca, coordinatore dell’area Bonaccini, ha anche lui annunciato che sarà tra quelli che non firmerà.

La Schlein spiega la decisione: “Ho già detto che molti del Pd firmeranno così come altri non lo faranno. Io mi metto tra coloro che lo faranno. Non potrei far diversamente visto che è un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l’anno scorso”. “Adesso il Pd è impegnato nella campagna delle Europee, sulle amministrative, e su un’altra raccolta firme per noi molto rilevante che è quella per il salario minimo”, ha aggiunto la segretaria dem.

De Luca: “Lavoriamo a proposte che uniscano il partito”. Nonostante abbia evitato la polemica, De Luca ha osservato: “anziché guardare nello specchietto retrovisore” sarebbe stato meglio “lavorare a idee e proposte che guardino avanti e migliorino le condizioni dei lavoratori, unendo il partito”, come appunto il salario minimo.

Meno diplomatica Marianna Madia: “Se proprio voleva fare questa forzatura, poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me”. Come ad esempio Simona Malpezzi (“non firmerò e penso sia sbagliato firmare”, ha scandito).

Non firmerà neppure il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (Pd). “Penso che il Jobs Act non abbia in alcun modo aumentato la precarietà che anzi è diminuita negli ultimi dieci anni, sono aumentati i posti di lavoro a tempo indeterminato e si ridotto il contenzioso sui licenziamenti ed è rimasta perlopiù inapplicata la parte sulle politiche attive. Quello bisognerebbe fare cioè completare l’implementazione del Jobs Act”. Il primo cittadino ha chiarito la sua posizione a margine del suo intervento ad Assolombarda per Direzione Nord.

A spingere la Schlein verso la firma forse anche la posizione di Giuseppe Conte. La volontà di non essere ‘scavalcata’ dal leader 5 Stelle avrebbe portato la segretaria dem a prendere questa posizione osteggiata da molti all’interno del Pd. In effetti la notizia è arrivata un po’ come una doccia fredda, visto che la segretaria non avrebbe interpellare alcun organo di partito e lasciato “libertà d’azione” ai dem.

Le parole di Conte: “Quando siamo stati al governo abbiamo adottato il decreto dignità contro la precarizzazione, abbiamo iniziato a smontare il Jobs Act, che ha creato lavori sempre più precari e ha favorito la moltiplicazione dei contratti a tempo determinato”.

Contrariato Matteo Renzi, ‘padre del Jobs Act’: “La segretaria del Pd firma per abolire una legge voluta dal Pd”. Il leader di Iv attraverso i social,non perde l’occasione per criticare il suo ex partito: “Elly Schlein firma i referendum contro il Jobs Act. La segretaria del Pd firma per abolire una legge voluta e votata dal Pd. Finalmente si fa chiarezza. Loro stanno dalla parte dei sussidi, noi dalla parte del lavoro. Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nel Pd?”.

Carlo Calenda parla di “gravissimo errore da parte di Schlein”.
Per il leader di Azione “E’ un gravissimo errore da parte di Schlein firmare contro il Job Act e appiattirsi sulle battaglie ideologiche e politiche di Landini” e Daniela Ruffino rincara la dose: “i riformisti dem sono finiti in una riserva indiana” ed è “sufficiente scorrere le liste per le elezioni europee per capire che la componente cattolica e riformista che aveva animato la stagione dell’Ulivo è ridotta ai margini”.