ArcelorMittal: Conte detta le condizioni per lo scudo penale. Non ci sono le condizioni per il recesso

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Il destino dell’ex Ilva resta appeso a un filo. Il Governo lavora a uno piano negoziale da mettere sul tavolo domani, quando potrebbe esserci il secondo incontro con Arcelor-Mittal. Sulla vicenda interviene nuovamente Giuseppe Conte. Il premier, in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano”, spiega il suo punto di vista nel difficile braccio di ferro con la multinazionale franco-indiana che ha annunciato il suo disimpegno dall’ex Ilva:“Soltanto se Mittal venisse a dirci che rispetterà gli impegni previsti dal contratto – cioè produzione nei termini previsti, piena occupazione e acquisto dell’ex Ilva nel 2021 – potremmo valutare una nuova forma di scudo” afferma Conte aggiungendo che ci sarà “un nuovo incontro a breve con i titolari”. Poi annuncia una “battaglia legale: un procedimento cautelare per ottenere dal Tribunale di Milano una verifica giudiziaria sulle loro e le nostre ragioni entro 7-10 giorni”

Il presidente del Consiglio ha anche parlato della salute della maggioranza di governo e sulle prossime mosse del suo esecutivo: “Dopo il varo della manovra, ho già programmato di invitare i quattro leader della maggioranza a un weekend di lavoro: tutti parleranno fuori dai denti, poi raccoglieremo i rispettivi obiettivi, metteremo giù un crono-programma dettagliato perché tutti si impegnino sul che fare e sul quando farlo nei prossimi tre anni e mezzo”. Secondo Conte, “ora bisogna rinunciare a dichiarazioni estemporanee, smarcamenti tattici” e “bisogna marciare compatti”.

Intanto secondo quanto sostenuto dai commissari lo ‘scudo penale’ non è una condizione che consente il recesso del contratto da parte di Arcelor Mittal. Inoltre le condizioni giuridiche del recesso del contratto di affitto dell’ex Ilva, preliminare alla vendita, non ci sono e quindi Arcelor Mittal deve andare avanti. Altro punto contestato nel ricorso dei commissari riguarda Afo2, l’altoforno che, al contrario di quanto sostiene la multinazionale nel suo atto di recesso, non è spento. Questo in sintesi, il cuore del ricorso con urgenza e cautelare, ex articolo 700, che verrà presentato nei prossimi giorni in Tribunale a Milano dai legali dei commissari straordinari.

E slitta da oggi a domani il deposito in Tribunale a Milano dell’atto con cui Arcelor Mittal chiede di recedere dal contratto di affitto dell’ex Ilva e che è già stato notificato ai commissari straordinari martedì scorso alle 4 di mattina. Il procedimento, una volta presentato l’atto dovrà essere iscritto a ruolo dalla cancelleria centrale che poi trasmetterà la causa al presidente del tribunale il quale la assegnerà alla Sezione specializzata imprese.

All’incontro ‘Metamorfosi’ di Huffpost, il  ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sottolinea:  tutti i costi di un risanamento industriale addossati allo Stato sono “una pericolosa illusione”. Così risponde sull’ipotesi di ‘nazionalizzazione’ dell’ex Ilva. Un intervento della Cdp “non va escluso dalla cassetta degli strumenti di cui disponiamo” mentre “l’idea che nelle crisi industriali ci sia una soluzione magica con lo Stato che compra è una pericolosa illusione, eviterei una discussione bianco e nero”, aggiunge Gualtieri.

Intanto la vicenda Ilva continua a dividere la maggioranza: Italia Viva ha presentato due emendamenti al decreto fiscale che hanno come oggetto proprio l’ex Ilva. Si tratta di due ‘scudi’, uno generale che vale per tutte le aziende e uno specifico per l’Ilva, che copre la società dal 3 novembre (data di decadenza del precedente scudo penale) fino alla fine del risanamento.

Alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle si sono detti disponibili a votare quello riferito all’ex llva: “Se l’emendamento può servire per aprire il tavolo e mantenere l’azienda operativa, io senz’altro sono del parere che si debba votarlo tutti” ha dichiarato Nunzio Angiola, deputato tarantino del M5S. “Se Mittal non ha intenzione di proseguire il confronto col governo, anche l’emendamento si rivelerebbe inutile” ha però precisato.

Altri colleghi pentastellati non sono però dello stesso avviso: per loro lo scudo non va votato, punto. “Io – replica Angiola – ritengo il contrario e farò di tutto perché non solo i colleghi ragionino sul mantenimento dello scudo ma votino a favore”.