Coronavirus, Fase 2: sul termine “congiunti” scoppia la polemica. Palazzo Chigi chiarisce

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Il premier Giuseppe Conte ieri sera ha annunciato il nuovo Dpcm sulla fase 2, che parte il 4 maggio, affermando che saranno consentite le visite ai congiunti ma “nel rispetto delle distanze e con le mascherine”. Il termine “congiunti” ha però generato diverse polemiche. Per questo motivo Palazzo Chigi in attesa delle Faq ha fornito un primo chiarimento: per congiunti si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”. E dunque, dal 4 maggio si potrà andare a visitare non solo genitori, figli, nonni, nipoti e consanguinei o persone a cui si è legati giuridicamente ma qualsiasi persona alla quale si sia legati da una relazione affettiva stabile.

Contro il nuovo Dpcm e la terminologia usata si è scagliata l’Arcigay. “Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di ‘congiunti’, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”, ha osservato Gabriele Piazzoni, segretario generale dell’associazione.

Polemiche sono arrivate anche dal mondo politico.  I deputati della Lega Tiramani e Giglio Vigna hanno fatto un’interrogazione parlamentare chiedendo spiegazioni: “Conte ci faccia capire la ratio secondo la quale è possibile, giustamente, far visita ai parenti all’interno della propria regione ma non alla propria fidanzata o fidanzato, se abitano al di fuori del comune di residenza. Ci auguriamo sia stata l’ennesima svista del Premier e del suo pagatissimo staff, altrimenti solo una mente disturbata sarebbe in grado di partorire una perla di queste dimension”.

Al coro dei contrari si leva anche il Pd, partito di maggioranza. “Riteniamo discriminante la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto di tutte le altre relazioni e affetti non formalizzate dal matrimonio o da legami di sangue – ha affermato il Partito democratico del Lazio -. Auspichiamo che si intervenga presto a precisare, anche solo in via interpretativa, la portata del decreto approvato domenica sera, su questo specifico punto e ferme restando tutte le necessarie precauzioni”.

Polemica anche Italia Viva. “Chi è lo Stato per decidere se andare a trovare un cugino e non la fidanzata? Queste norme sono incomprensibili”. Così il leader di Iv Matteo Renzi che annuncia: “Dirò la mia a Conte giovedì in aula al Senato”. “Questo decreto – aggiunge – non è che io lo posso cambiare come senatore: farei un bell’emendamento. Ma perché il premier ha scelto di fare un Dpcm e non un decreto legge? Se fosse così lo cambieremmo ma invece non è così”.