Da oggi quattro regioni passano in zona gialla ma il governo avverte: rigore e deroghe minime

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Entra oggi in vigore la nuova ordinanza del Ministro della Salute, Roberto Speranza che prevede il passaggio delle Regioni Lombardia, Piemonte, Calabria e Basilicata in area gialla, e l’Abruzzo torna arancione.

Riaprono quindi circa 94 mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi costretti per settimane alla chiusura o alla sola attività di asporto o consegna a domicilio.

Si intensificano lo shopping e gli spostamenti con l’avvicinarsi del Natale ma l’ultimo bilancio del coronavirus in Italia parla di 19.903 contagi e 649 morti e per questo il governo conferma la linea del rigore. Le deroghe si preannunciano dunque minime: possibili gli spostamenti solo tra i piccoli comuni sotto i 5mila abitanti e distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, nessuna possibilità di ‘aprire’ alla mobilità all’interno della provincia o tra una città e l’altra.
“Due settimane che mi preoccupano e se passa il messaggio ‘liberi tutti’ ripiomberemo in una fase pericolosa a gennaio e febbraio” ripete il ministro della Salute Roberto Speranza, appoggiato anche dall’analisi degli scienziati che indica come il numero dei nuovi casi e dei decessi sia ancora troppo alto.

Mercoledì ci sarà al Senato una mozione del centrodestra che punta a cancellare i divieti ed è evidente che il governo non può arrivare a quella data senza una sua proposta: l’ultima opzione messa sul tavolo è quella di presentare proprio al Senato una mozione di maggioranza che impegni il governo a cambiare il decreto, inserendo la possibilità di spostarsi tra i comuni sotto i 5mila abitanti e con un limite di 20 chilometri, che potrebbe essere votata anche da parte delle opposizioni.

Un escamotage che però non risolverebbe del tutto i problemi: se, infatti, fornirebbe la via d’uscita politica al premier Giuseppe Conte che ha chiesto un’assunzione di responsabilità al Parlamento per modificare il decreto, non darebbe la soluzione tecnica, visto che bisognerebbe in ogni caso mettere mano alla norma. Le soluzioni restano quindi due: o un emendamento al decreto già presente in Parlamento oppure un nuovo decreto che modifichi quello del 2 dicembre ma in questo caso il premier dovrebbe risolvere la grana all’interno del Consiglio dei ministri, con il ministro della Salute Speranza e quello degli Affari Regionali Francesco Boccia che hanno già detto di essere contrari ad ogni apertura e di esser pronti a metterlo a verbale. “Se qualcuno vuole rimuovere i vincoli in tutti i comuni italiani, se si vuole far prevalere le ragioni della festa, dell’assembramento, dell’incontro tra tanti parenti, quel qualcuno ci troverà contrarissimi e noi non lo consentiremo” dice Boccia.

Gli scienziati infatti non lasciano molto spazio alle interpretazioni. “I numeri – spiega il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro – non ci permettono di passare dalla fase di mitigazione a quella di contenimento e dunque – fermo restando che alcune misure verranno allentate fin da domani in alcune regioni, che subiranno un passaggio di ‘zona’ – c’è solo un comportamento da tenere a Natale e Capodanno: essere molto attenti e metterci in testa di avere comportamenti adeguati per tutto questo periodo, a partire dall’indossare la mascherina pure dentro casa. Altrimenti il 2021 non inizierà con il ritorno a scuola dei ragazzi ma con la terza ondata”.