Di Maio – Salvini: vertice a Palazzo Chigi per andare avanti

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Faccia a faccia di un’ora a Palazzo Chigi fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, come non accadeva da due settimane: i due vicepremier, dopo giorni di accuse a distanza, si sono incontrati a pranzo per fare il punto sulla situazione politica. Un incontro “andato bene” per il leader della Lega che alla fine del pranzo ha commentato: “Conte dice di andare avanti? Sono d’accordo”. “Siamo una forza libera, che è al governo per il bene del Paese – ha poi aggiunto – Finché abbiamo certezza che il Paese si può cambiare dal punto di vista del taglio delle tasse, della riforma della giustizia e del lavoro andiamo avanti. Nessuno ci costringe a stare al governo, altri partiti e parlamentari evidentemente hanno il terrore di andare a elezioni, noi no. Finché si può sbloccare il Paese noi rimaniamo qua”.

Di Maio e Salvini non si vedevano dall’11 luglio scorso, giorno del  vertice sull’autonomia. Dopo le tensioni, questa mattina entrambi i vicepremier avevano invocato il cessate il fuoco. “Non litigare e non alimentare litigi. Mettiamoci tutti al lavoro per il Paese”, ha detto il capo politico del M5s. “A me piace il governo che fa, non il governo che discute o che litiga, che litiga“, sono state invece le parole del leader del Carroccio.

Il premier Conte invece non si è seduto al tavolo con i suoi vice e ha pranzato fuori da Palazzo Chigi dopo un incontro con i ministri Stefani e Bonissoli sulle autonomie rafforzate. “Dobbiamo lavorare, non chiacchierare” così il presidente del Consiglio definendo poi l’incontro tra Salvini e Di Maio “cosa buona e giusta”. E a chi gli chiedeva di commentare le frasi pronunciate da Salvini dopo l’informativa in Senato ha risposto:“Che io possa andare in Parlamento a cercare una maggioranza alternativa è assolutamente fantasioso”, così come “è assolutamente fantasiosa l’ipotesi che viene ventilata che io voglia formare un partito”. “Invito anche voi giornalisti, che dovete riempire pagine, a non fare i peggiori ragionamenti della prima Repubblica. Attenzione. Restituiamo alla politica la sua nobiltà, la sua nobile vocazione”, ha quindi ammonito il premier.