Ex Ilva: salta la trattativa governo-sindacati, è sciopero

Le parole del segretario generale della Fiom. Michele De Palma dal canto suo ha dichiarato: “Il piano porta alla chiusura dello stabilimento. È mancato il senso di responsabilità delle istituzioni e del governo. Abbiamo chiesto alla Presidenza del Consiglio di ritirare il piano e di fare intervenire direttamente la premier Meloni. Ci hanno risposto di no e noi abbiamo deciso, ovviamente, di dichiarare sciopero”.
I motivi della rottura: al tavolo è emerso ancora il nodo cassa integrazione. Già nel precedente incontro era stato indicato che ai 4.450 lavoratori attualmente in cassa, se ne sarebbero aggiunti altri 1.550 portando il totale a 6.000 unità da gennaio 2026 e per due mesi. Di fatto, la prospettiva di un utilizzo così esteso degli ammortizzatori sociali ha alimentato la tensione con i sindacati. Per il governo, il ricorso alla formazione consentirebbe di aggiornare le competenze del personale in vista delle tecnologie green richieste per le nuove produzioni di acciaio. Una visione che non basta a rassicurare i sindacati.
Le modalità dello sciopero. A Genova la mobilitazione scatterà già da oggi, a Taranto, invece, si terrà un’assemblea che deciderà la data dello stop, probabilmente entro questa settimana. Fim-Cisl e Fiom-Cgil ribadiscono: “Consideriamo inaccettabile un piano che di fatto va a ridimensionare le attività. Sollecitiamo pertanto un intervento diretto della presidente del Consiglio. Le sigle dei metalmeccanici chiedono inoltre che l’esecutivo ritiri la proposta presentata al tavolo”. Comunque, sono attesi a breve ulteriori sviluppi.