Mafia e stragi del ’93, Berlusconi indagato come mandante. Coinvolto anche Dell’Utri

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Secondo quanto riportato da La Repubblica e Corriere della Sera Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono nuovamente indagati nell’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993, che colpirono Firenze, Roma e Milano.
La procura di Firenze ha già ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. L’obiettivo è passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss Giuseppe Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo ‘Trattativa Stato-mafia’ mentre parlava dell’ex presidente del Consiglio e dall’ex senatore di Forza Italia in carcere per scontare una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Quattordici mesi di intercettazioni sono state depositate al processo di Palermo, nel giugno scorso (dove è indagato Dell’Utri), ma ci sono centinaia di omissioni in quelle carte. Tutto il dossier è stato invece inviato dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi alle procure di Firenze e Caltanissetta, che indagano rispettivamente sulle stragi del 1993 e quelle del 1992. Ed è questo il motivo delle nuove indagini. Firenze ha riaperto, Caltanissetta sta valutando.
 
Frammenti di conversazione.
“Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c’è stata l’urgenza”, diceva Graviano, il padrino condannato per le stragi, al suo compagno dell’ora d’aria, il camorrista Umberto Adinolfi. Era il 10 aprile dell’anno scorso, le telecamere della Dia spiavano il braccio del 41 bis del penitenziario di Ascoli Piceno.
“Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi – insisteva Graviano, che è in carcere dal 1994 – lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”. E ancora: “Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…”. Parole che il legale di Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini, ha bollato come “illazioni e notizie infamanti prima del voto, non avendo mai avuto alcun contatto il presidente Berlusconi né diretto né indiretto con il signor Graviano”.