Mes, la Camera dice “No”. Maggioranza divisa

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L’Aula della Camera certifica il  “No” al Mes con un voto che arriva dopo una accelerazione a sorpresa, voluta dalla stessa maggioranza. Dopo diversi slittamenti quindi, e la tentazione sino all’ultimo momento utile di rinviare il dossier a gennaio, il centrodestra decide di prendere una decisione prima di Natale andando subito in aula per votare.

I voti a favore sono 72 (Pd, Azione, Iv e Piu’ Europa), i contrari 184 ( Lega, FdI e M5s), 44 gli astenuti (Avs, Forza Italia e Noi moderati). La scelta arriva quindi dopo aver incassato la garanzia della messa in sicurezza della tenuta della maggioranza stessa: centrodestra diviso, sì, ma non spaccato nettamente in due. Se, infatti, il no di Lega e FdI era abbastanza scontato, non altrettanto lo era l’astensione di Forza Italia, da sempre favorevole al via libera alla ratifica delle modifiche al Mes. Anche le opposizioni, però, vanno in ordine sparso. “Se andiamo in Aula con il voto contrario di FdI e Lega e il voto a favore di Forza Italia è la fine”, era il ragionamento che impegnava la mediazione in corso sin dalla prima mattinata. Da qui il pressing per arrivare a un “compromesso accettabile” per tutti: a sciogliere il nodo arriva il sì degli azzurri all’astensione.

Secondo alcune fonti, FdI avrebbe anche evitato il voto in Aula, preferendo rinviare il nodo a gennaio. Ma poi è arrivata la decisione al voto prima di Natale.

Quanto alle possibili ricadute, il Mes “è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria – spiegano da Palazzo Chigi – La scelta del Parlamento italiano di non procedere alla ratifica può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all’intera Eurozona”.

“Il Mes si rammarica della decisione del Parlamento italiano di votare contro la ratifica della riforma del trattato. Senza la ratifica di tutti i Paesi membri, il Mes non sarà in grado di fornire il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico dell’Unione bancaria, di cui beneficerebbero tutti i Paesi dell’area euro”. Lo dichiara il direttore generale del Mes, Pierre Gramegna, in una nota. Il fondo salva-Stati, si legge nella nota, “è impegnato a continuare a sostenere i suoi membri e ad adempiere all’importante mandato per il quale è stato creato: garantire la stabilità finanziaria nell’Eurozona. Continuerà a farlo nell’ambito dell’attuale”.