Coalizione Civica: “No all’ampliamento di Ca’ Capretta, sì al bacino provinciale contro la privatizzazione”


Sempre più acceso a Schio il dibattito sul ruolo della società pubblica Alto Vicentino Ambiente e sul potenziamento del termovalorizzatore. Mentre la maggioranza si appresta nel prossimo consiglio comunale del 20 ottobre ad esprimersi ufficialmente sulla fusione di Ava con Soraris, Coalizione Civica Schio esprime forti perplessità sul progetto da 80 milioni di euro che prevede un incremento del 40% della capacità dell’impianto, mentre sul fronte delle fusioni annuncia il proprio sì in vista della prossima seduta consiliare.
Cristina Marigo, sindaca di Schio, sulla questione ha mantenuto nell’ultimo anno una linea aperta al dialogo, pur manifestando dissenso rispetto al Masterplan approvato dai soci Ava: “L’approvazione di una delibera non cessa il dialogo – spiegava ancora mesi addietro – e noi non prescindiamo dal confronto”. L’assessore alle politiche ambientali, Alessandro Maculan, aveva più volte con decisione definito il progetto “anacronistico”, sottolineando che “il futuro della gestione dei rifiuti non è l’incenerimento”.
Ed è sul tema dell’ampliamento dell’impianto di Cà Capretta che Coalizione Civica Schio ha elaborato una posizione articolata, fondata su principi di sostenibilità e prevenzione e che mira anche a rispondere alle domende del proprio elettorato, non tenero sulle questioni ambientali. In un documento firmato dai due consiglieri d’opposizione Carlo Cunegato e Giovanna Deon, si legge un perentorio: “Il miglior rifiuto è quello che non si produce”. La riflessione del gruppo si è sviluppata attraverso un confronto interno e con la cittadinanza, con l’obiettivo di superare pregiudizi e promuovere una visione sistemica del ciclo dei rifiuti. Cunegato e Deon criticano il piano Ava per la sua focalizzazione sull’incenerimento: “Ci troviamo un piano che prevede come ineluttabile un costante aumento della produzione di rifiuti da trattare – chiosano i due consiglieri – anzi, perché sia sostenibile economicamente è necessario che sia così”. Il gruppo propone invece investimenti in impianti di riciclo primario, come quelli per pannolini e tessuti, e azioni capillari di prevenzione e formazione: “Non è necessario creare una nuova linea con un aumento del 40% della capacità di trattamento – asserisce Deon – aumento della differenziata e diminuzione della popolazione diminuiranno il rifiuto urbano residuo”.
Un altro punto critico sollevato da Ccs riguarda il futuro della società Ava: “Se non riusciamo a costruire una società unica nel bacino di rifiuti provinciale – ammonisce Cunegato – la nostra società andrà a gara. Questo significa che rischiamo possa diventare privata”. Il timore è che la privatizzazione possa innescare logiche di profitto a scapito del controllo pubblico. A titolo di esempio, viene citata la società A2A, che tra il 2008 e il 2021 ha redistribuito 3 miliardi di euro agli azionisti, fondi che avrebbero potuto essere reinvestiti in servizi o tariffe più basse. Un fronte critico al progetto Ava che si rafforza quindi con l’inedita convergenza tra maggioranza civica e opposizione di sinistra. Entrambi i gruppi chiedono un ripensamento profondo del modello di gestione dei rifiuti, orientato alla prevenzione, al riuso e al riciclo, con l’obiettivo di tutelare salute, ambiente e controllo pubblico.
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