Estorcono 223 mila euro a disabile psichico. Si erano finte mogli di soldati Usa in prigionia

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La vicenda meschina raccontata dalle Fiamme Gialle nasce da due finte unioni tra donne vicentina e militari statunitensi

Sono accuse infamanti suffragate dalle indagini delle Fiamme Falle quelle rivolte a due donne altovicentine di 45 e 51 anni, capaci di raggirare meschinamente una persona gravata da infermità mentale e sottrargli oltre 200 mila euro con l’inganno. Le due truffatrici avrebbero agito senza alcun scrupolo, fingendosi compagne e mogli di due militari americani “intrappolati” in Afghanistan, per i quali sarebbe stato richiesto una sorta di riscatto per garantirne la liberazione. Ma erano solo frottole.

Una storiella inventata, chiaramente, a cui però ha creduto un uomo di una certa età con difficoltà accertate di natura psichica, caduto nell’astuto tranello. Colto da un eccesso di prodigalità, lo stesso ha acconsentito a prelievi continui di denaro e avrebbe consegnato inoltre migliaia di euro in contanti, denaro che conservava in casa. La coppia di denunciate aveva condotto in porto per mesi il piano criminale, spennando una persona benestante ma del tutto incapace di gestire il proprio patrimonio, finchè un parente stretto non si è reso conto dei conti prosciugati e ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

L’operazione è stata denominata “Ragnatela“, ed ha permesso di “liberare” dalla morsa delle due donne di Schio e Torrebelvicino l’inconsapevole vittima del raggiro, anch’essa di Schio e di cui non si rivelano dati sensibili a tutela della riservatezza. Le due accusate rispondono alle iniziali di L.C., classe 1973 nata e residente a Schio, e D.F, nata nel 1969 a Thiene e che risulta dimorante a Torrebelvicino. Amiche per la pelle e, secondo i finanzieri del comando provinciale, anche complici di un reato che susciterà sicuramente pubblico sdegno oltre che innescare un procedimento giudiziario. E non sarebbe nemmeno il primo della loro “carriera”, per le due vicentine, già con precedenti di giustizia.

La coppia avrebbe convinto l’interlocutore, avvicinato in circostanze poco chiare e dopo aver conquistato la sua confidenza già a fine del 2016, che i loro mariti erano prigionieri in zona di guerra, in Afghanistan. Dopo averlo circuito psicologicamente, le due malintenzionate avrebbero carpito i dati del conto corrente cointestato con la madre e il fratello della vittima, con quest’ultimo ad accorgersi dell’ammanco ma senza spiegarsi in un primo momento cosa stava accadendo. Dopo aver chiesto spiegazioni al congiunto, si è poi immediatamente rivolto a chi di dovere, avviando l’indagine d’urgenza nel maggio del 2018. Di queste ore la notizia che la questione finirà in tribunale.

Le due complici sapevano il fatto loro: la somma di 223.600 euro è stata distratta in conti esteri in cui i loro nomi non apparivano mai, attraverso molteplici operazioni commerciali fittizie, contando di completare il raggiro senza lasciar traccia alcuna del loro ruolo determinante nell’illecito. “Teste di legno” incaricate di fare da prestanome due loro amici di origini sarde, coinvolti fino al collo. Tutti e quattro i protagonisti in negativo della vicenda sono stati denunciati, e sarà chiesto loro il risarcimento della cifra sottratta oltre il “conto” a livello penale. A tutela della famiglia offesa è stata chiesta alla Procura la misura del sequestro d’urgenza di conti o beni immobili come garanzia, per un importo equivalente al danno arrecato.