Fallimento di “Aree Urbane”: in bilico il futuro dell’area Lanerossi e della Fabbrica Alta

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Un'immagine della Fabbrica Alta a nord del centro di Schio

Ad annunciarlo nella sede istituzionale del Consiglio Comunale è stato il sindaco Valter Orsi, dando credito al vociferare intorno alle ex proprietà della famiglia Marzotto nel cuore di Schio, tra cui l’area della Fabbrica Alta. La società che le gestiva, la “Aree Urbane Srl”, è stata dichiarata fallita da un tribunale lombardo e si addensano dunque nuove fosche nubi sul futuro.

Da lunedì sera anche in Altovicentino la cosa è nota e implica nella sfera pratica una tabula rasa sulle trattative in essere precedenti, lasciando tra le incognite l’area dell’ex Lanerossi, per una superficie di oltre 140 mila metri quadrati. La sentenza di dichiarazione del fallimento risale al 17 giugno 2021 e segue alla  procedura di liquidazione ai creditori che era stata attivata nei mesi scorsi.

Interrotta, per ora almeno e in tanti si augurano non definitivamente, la trattativa con un pool di imprenditori che si sarebbero avvicinati all’acquisizione dell’area di interesse storico-industriale, che doveva essere favorita dalla messa in liquidazione della società. Durante l’assemblea proprio il sindaco ha definito come unpugno nello stomaco” l’avvenuta conferma del nuovo capitolo economico-giudiziario che va a penalizzare la riqualificazione dell’area prossima al centro di Schio, o quantomeno ne dilata le tempistiche.

“Si era arrivati ad un passo dalla definizione di una situazione complessa – scrive di proprio pugno Orsi – che riguarda l’immensa area situata in centro città. Ora, bisogna riprendere da capo, con regole diverse”. La trattativa riparte ora con un interlocutore designato dalle istituzioni facente le veci della proprietà, di fatto già abbozzata: la settimana scorsa il primo cittadino, accompagnato dall’assessore al Bilancio e al Patrimonio, il commercialista Matteo Trambaiolo, ha incontrato la curatrice, alla quale “hanno rinnovato l’interesse a definire il futuro dell’area in termini analoghi a quelli che avevano concordato (purtroppo inutilmente, visto l’intervenuto fallimento) con il liquidatore della società, il dottor Guido Croci”.

Tra i tanti creditori della società fallita c’è anche lo stesso Comune di Schio, che come ente locale reclamava un “buco” da 1,5 milioni di euro al 2018 per i contributi Imu. In seguito le contrattazioni e la redazione di un progetto di riqualificazione legato alla maxi area, con parcheggi, valorizzazione degli edifici di interesse storico, un parco verde e altre attività che rimarranno sulla carta a tempo indeterminato. O meglio ancora di “rigenerazione”, come lo stesso Valter Orsi lo aveva definito.