Il business del pallets è “tarlato”: 9 indagati e 1,2 milioni di euro congelati dalla GdF

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Il “tarlo”, secondo i finanzieri della tenenza di Schio che hanno scoperchiato un giro di affari in nero particolarmente significativo (quasi 4 milioni di euro in un quadriennio), consiste nel sistema architettato nell’ambito del commercio dei pallets. I caratteristici bancali in legno utilizzati negli imballaggi nei trasporti di merce, secondo gli investigatori manipolato e orientato al fine di evadere le imposte e ottenere pertanto un illecito profitto.

L’operazione esecutiva in corso stamattina, frutto però di mesi di approfondite indagini tra Altovicentino e provincia trentina, è stata non a caso denominata “Legno tarlato” dalla Guardia di Finanza provinciale, che ha chiesto e ottenuto il decreto di sequestro preventivo per equivalente di beni per 1,2 milioni di euro.

Il “fiume di denaro” e beni in controvalore è stato disposto nei confronti di nove imprese e di altrettanti imprenditori, titolari di diritto o di fatto di attività implicate in una rete legata al combustibile ricavato dai trucioli di legno. Un giro d’affari imponente, per svariati milioni di euro, individuato nel corso di un controllo avvenuto ormai oltre due anni fa – era il 2019 – in due ditte della zona di Schio. Si trattava di imprese irregolari sul piano dell’evasione fiscale, collegate ad un unico imprenditore.

Le due aziende individuali vicentine sotto “esame” avevano emesso, dal 2014 al 2019, un totale di 317 fatture per operazioni inesistenti, per oltre 3,8 milioni di euro nei confronti di sette imprese ubicate in tutto il nord Italia (Veneto, Lombardia, Emilia e Piemonte). Tutte finite, a loro volta, nel mirino dei finanzieri incaricati di approfondire gli incartamenti e “stanare” altri imprenditori compiacenti. Tutte queste società configurabili sulla carta come clienti erano accomunate dall’attività economica esercitata, vale a dire il ritiro di pallets usati, ceduti a titolo gratuito per la successiva trasformazione, cui segue la vendita dei prodotti lavorati. Bancali in legno di scarso valore commerciale che invece diventavano materia prima a basso costo e quindi una potenziale “miniera d’oro”.

Nel febbraio 2020 erano state eseguite su delega della Procura di Vicenza,24 perquisizioni che avevano permesso di appurare la contabilità e il successivo utilizzo in dichiarazione delle fatture emesse dalle “cartiere” scledensi, mentre in quattro casi le fatture di acquisto e le scritture contabili erano state occultate dai titolari delle imprese clienti. Era stata, inoltre, rinvenuta e sequestrata copiosa documentazione manoscritta, con cui i titolari delle ditte emittenti annotavano, con cura, il profitto a loro spettante per la condotta illecita, pari al 5% dell’importo di ogni singola fattura emessa. Le persone indagate dalla Procura sono accusate di emissione di fatture fittizie, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento o distruzione di scritture contabili.