L’omaggio di Schio a Nadia, la volontaria uccisa in Perù. Palasport e piazzale per l’addio

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Sono state celebrate a Schio, al palasport di zona Campagnola e nel piazzale esterno, le esequie di Nadia De Munari, la volontaria vicentina dell’Operazione Mato Grosso, per 26 anni impegnata nelle missioni in Sud America e assassinata nell’ultimo week end di aprile a Nuevo Chimbote, un’area povera in cui era stata chiamata a dirigere una scuola. Qui dove si trovava da circa cinque anni, dopo aver prima vissuto nelle Ande. Alcuni passaggi del rito vengono recitati in doppia lingua, italiano e spagnolo.

Lo spazio all’interno del PalaRomare non sono stati sufficienti per contenere la folla di gente da mantenere distanziata. Grazie alla giornata di sole e all’organizzazione attenta messa in campo è stato possibile sfruttare il parcheggio di piazza Pubblici Spettacoli. Presenti nella file a fianco del feretro i genitori della missionaria laica, Remigio e Teresa, e le sorelle Vania e Sonia con le famiglie. 

Sono tanti quelli che hanno voluto essere presente nel giorno che la sua città di origine, ma in realtà tutta l’Italia del mondo dell’associazionismo missionario, dopo il rientro in patria del feretro della 50enne vicentina e due giorni di veglia aperta al pubblico nella chiesa di San Pietro, domenica e stamattina dopo lo sbarco della salma sabato all’aeroporto di Fiumicino. La donna uccisa in Perù, in piena notte e ancora in circostanze non chiarire, da uno o più ignoti assassini, proprio a Nuevo Chimbote era già stata omaggiata di una prima cerimonia.

Presenti a concelebrare il rito di suffragio mons. Beniamino Pizziol, titolare della diocesi di Vicenza, e il mons. Giorgio Barbetta della diocesi peruviana di Huari. La cerimonia funebre è stata trasmessa in diretta su Radio Oreb e sul canale Youtube della stessa diocesi berica. Tanti i giovani presenti in silenzio, con striscioni e cartelloni a dimostrare l’affetto per Nadia e il suo insegnamento. A vigilare volontari di Protezione civile e forze dell’ordine, carabinieri e polizia locale in particolare.

“L’ultima volta che ho visto Nadia – ha esordito il vescovo ausiliario Giorgio Barbetta in un’omelia avvolta intorno dal silenzio – mi ha rimproverato perchè non ero ancora stato a trovarla. Sono venuto qui dal Perù insieme a padre Armando, che l’ha trovata e soccorsa e agli amici più cari, per accompagnarla. E’ successa una cosa più grande di noi. Nel male e nel bene. Nel male, una violenza grande, inattesa e immotivata. Nel bene, un faro ha illuminato la vita di Nadia: verso questo bene continuava a correre e il suo sangue e la sua vita sono diventati un seme. A Chimbote nessuno potrà dimenticare Nadia e questo seme lasciato nel cuore di tanti ragazzi, un seme dolore e amore resteranno indissolubilmente uniti”.

Poi una candela accesa, sotto l’altare allestito in palasport, che conclude una sorta di decalogo in cinque punti fermi che caratterizzavano l’impegno della missionaria. “Nadia seguiva 400 bambini di diverse confessioni religiose – ha concluso il suo intervento mons. Barbetta – è riuscita a trovare dei modi di unirli anzichè dividerli, e uno dei di questi era appunto accendere una candela in modo che ciascuno parlasse con Dio”. Poi il vescovo spegne la fiammella e manda un bacio al cielo, gesto che proprio Nadia era solita compiere in prima persona, insieme ai bimbi a cui ha regalato la propria bontà. A seguire le tante preghiere e testimonianze al microfono, ricordando le vite dei “martiri e santi dei nostri giorni“, come è stata definita Nadia De Munari e chi come lei ha dedicato la vita ai poveri e agli ultimi. Al termine della cerimonia, durata quasi due ore, un sentito applauso dedicato a lei, poi ad accompagnare l’uscita del feretro dal palasport tante bandierine con scritto “solo Dios”, la musica e una volta all’esterno un coro con scandito il nome “Nadia-Nadia-Nadia” come a volerlo incidere con la voce dove rimarrà per sempre.