Laboratorio tessile fuori regola. Lavoravano (e ci dormivano) venti lavoratori cinesi

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Un blitz dei finanzieri in un'attività tessile gestita da persone di nazionalità cinese in provincia di Vicenza (immagine di repertorio)

Un laboratorio tessile adibito anche a dormitorio, con postazioni letto annesse. I finanzieri del comando provinciale di Vicenza hanno riscontrato una sfilza di irregolarità in un’abitazione di Malo, trasformata di fatto in fabbrica e priva dei parametri minimi di igiene, salubrità e sicurezza sui luoghi di lavoro. L’edificio poteva ospitare fino a una ventina di lavoratori – sarebbero tutti di nazionalità cinese – che poi, dopo i turni come manodopera, trascorrevano il tempo residuo e dormivano nello stesso stabile in condizioni precarie. Nella stressa casa vivevano inoltre tre bambini, figli della proprietaria dello stabile, sui quali si sta valutando l’affido ai servizi sociali.

Nel dettaglio i militari delle Fiamme Gialle hanno accertato nel verbale, nei giorni scorsi, la presenza di 20 postazioni lavoro, tre locali dormitorio oltre ad altre contravvenzioni specifiche. Le stanze in cui operavano i lavoratori non soddisfacevano, da quanto emerge, i requisiti minimi di abitabilità, igiene, micro-clima, luce artificiale, latrine, acqua potabile, uscite di emergenza, segnaletica delle vie di fuga, impianti di areazione e temperatura.

Tutta l’area (circa 400 metri quadrati) è stata sottoposta a sequestro preventivo in attesa delle disposizioni del Tribunale di Vicenza: i locali infatti costituivano un pericolo concreto per l’incolumità dei dipendenti, come spiega il comando provinciale in una nota. Denunciata alla Procura della Repubblica una cittadina cinese di 46 anni (C.A. le iniziali), che dovrà anche rispondere della presenza dei tre figli in un’ambiente non idoneo in termini di salubrità. Rischia l’affido dei minori a strutture sociali.

“L’operazione delle Fiamme Gialle vicentine – conclude il comunicato – testimonia l’impegno quotidiano finalizzato al contrasto delle condotte delittuose in grado di minare la sana e leale concorrenza tra gli operatori commerciali, in danno dei lavoratori dipendenti, degli imprenditori che rispettano le regole sulla tutela dei luoghi di lavoro, della manifattura di pregio e della filiera produttiva di qualità”.