Dl sicurezza, scontro Salvini-sindaci. Conte apre a incontro con Anci

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Si allarga lo scontro tra i sindaci che contrastano il decreto sicurezza nella parte relativa ai migranti e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e arriva a coinvolgere anche il governo. Dopo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che parla di legge “criminogena”, l’ultimo ad intervenire è il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala che si rivolge direttamente a Salvini: “Ci ascolti e riveda il decreto”. Il titolare del Viminale però non arretra: “Chi non è d’accordo si dimetta. È finita la pacchia” avverte, rincarando poi la dose in serata, attraverso un post su Facebook, bollando i primi cittadini come “amici dei clandestini, traditori degli italiani!”.

L’altro protagonista della “rivolta”, il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris, ha tenuto a spiegare che “il linguaggio di Salvini è indegno di un ministro dell’Interno. Sta violando apertamente la Costituzione, sulla quale ha giurato, il traditore è lui e dovrebbe dimettersi”.

Palazzo Chigi tenta la via del dialogo facendo sapere, attraverso fonti interne, che il premier Giuseppe Conte si dice disposto a incontrare i sindaci. Ritiene comunque “inaccettabile” la “violazione” della legge, ricordando che “il nostro ordinamento giuridico non attribuisce ai sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità”. Dunque, “disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità”. Ma sull’incontro con l’Anci si profila un ‘no’ secco di Salvini che, in serata, ha annunciato: “Con tutta la buona volontà, ma il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato”, oltre che firmato dal presidente della Repubblica. “È troppo facile”, ha sottolineato il leader leghista, “applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene”.

Intanto sul sito del ministero dell’Interno vengono pubblicati alcuni approfondimenti sul decreto, proprio sui capitoli al centro dello scontro: accoglienza, stranieri e anagrafe. In particolare, il Ministero sostiene come non sia vero che con le nuove norme gli stranieri che necessitano di protezione internazionale non potranno più essere iscritti all’anagrafe della popolazione residente. Proprio questo punto, l‘articolo 13 del decreto sicurezza, è quello maggiormente contestato da Orlando e altri sindaci: secondo loro con la nuova norma il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non più sufficiente per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza.