Fornitori presi a “pesci in faccia”. Bloccato un maxi raggiro: il covo un ristorante

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Un'immagine d'archivio di un'operazione del Nucleo Anti Sofisticazione

Una truffa da 200 mila euro accertati, ma si tratta di una stima in difetto. Almeno 42 i fornitori raggirati, parte dei quali zittiti attraverso azioni intimidatorie. Otto persone – tre albanesi e cinque italiani – sotto indagine di cui quattro sottoposti a differenti regimi di custodia. Questo l’esito di un’operazione congiunta da parte dei carabinieri. Il ristorante a specialità pesce fresco “Il Veliero” di Marano Vicentino, che ha chiuso i battenti la scorsa estate dopo breve vita, l’epicentro di una maxi truffa individuata dal nuclei dei Nas di Padova coadiuvato dai colleghi militari delle compagnie di Vicenza, Schio, Thiene e Valdagno.

A venire simbolicamente presi a pesci faccia, i malcapitati commercianti di materie prime provenienti dal mercato ittico ma anche rivenditori di attrezzature e mobilio per la ristorazione, vittime inconsapevoli di un sistema malavitoso studiato nei dettagli e che per mesi ha portato guadagni – illeciti – facili per una banda italoalbanese sgominata lunedì scorso dalla task force dell’Arma. Tutti gli indagati sono residenti nel Vicentino, otto le perquisizioni portate a termine, con gli arresti domiciliari ordinati dal gip del Tribunale di Vicenza a un cittadino albanese di 35 anni, già noto alle forze di polizie e residente a Schio, l’obbligo di firma disposto a due vicentini di 37 anni (di Vicenza) e 30 anni (di Zugliano) e il divieto di lasciare il comune di dimora a un pregiudicato valdagnese di 27 anni.

I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere pluriaggravata alla truffa aggravata e continuata, furto aggravato, insolvenza fraudolenta, appropriazione indebita e ricettazione. Un “antipasto” di mare che sarà servito sui piatti della giustizia dopo che decine di vittime non hanno affatto digerito l’articolato imbroglio sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. E che, per timore di ritorsioni, non avevano presentato alcuna denuncia fino all’intervento dei carabinieri.

L’attività prende spunto da una serie di accertamenti svolti da militari del Nas a partire da agosto del 2017, quando, nell’ambito dei normali controlli sul commercio ittico, ci si avvedeva di una serie di acquisti anomali operati a nome del ristorante “Il Veliero” – inaugurato e chiuso nel giro di sei mesi – di Marano Vicentino.. Esercizio che figurava come acquirente di quantitativi di pesce in misura sproporzionata rispetto alle normali esigenze di un ristorante. Si è appurato che il locale era gestito formalmente da un italiano della zona, ma in realtà serviva da attività di copertura per gli otto soggetti indagati. Uno dei quali, usato come “testa di legno”, aveva aperto la bellezza di sei conti correnti bancari e uno postale presso delle filiali della zona, versando cifre irrisorie (100 euro) e ottenendo in tal modo i blocchetti degli assegni, con i quali si iniziava ad acquistare – tassativamente allo scoperto – sia pesce che attrezzature per la ristorazione (fornelli, forni, frigoriferi, banconi, ecc) che venivano poi rivendute in nero ad altri acquirenti.

Gabbati e danneggiati con questo trucco 42 fornitori (ma probabilmente sono anche di più) residenti tra Vicenza, Verona, Padova, Rovigo e Venezia, per un controvalore di più di 200 mila euro. Le vittime della truffa, una volta richiesto il corrispettivo pattuito, o non tentavano di essere risarciti oppure, se ci provavano, venivano “convinti” dalla forza intimidatoria del gruppo a desistere. Una volta messa da parte una considerevole somma di denaro, il ristorante prima aveva affisso il cartello di “chiuso per ferie” nel corso dell’estate scorsa, per poi ai primi di settembre cessare definitivamente l’attività.

Un appello da parte delle forze delle ordine viene lanciato sugli organi di stampa: “si coglie l’occasione per sollecitare eventuali altri soggetti fornitori, rimasti allo stato sconosciuti, a mettersi in contatto con gli uffici del Nas di Padova al fine di presentare ulteriori denunce”.