“Vulnerabile”: a 5 anni dal pestaggio, Alberto Ferretto racconta il trauma e la risalita

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“Vulnerabile, non debole”. Ci tiene a precisarlo Alberto Ferretto, il 34enne videomaker di Marano Vicentino che il 1 novembre di cinque anni fa, fu vittima di un brutale pestaggio che rischiò di costargli la vita: solo nelle settimane scorse, dopo quegli interminabili istanti di follia che gli provocarono un edema cerebrale e due anni di operazioni, è arrivata la condanna penale per uno dei protagonisti dell’insano gesto.

E ne è passato di tempo da quella foto che, a poco più di un mese dall’aggressione, il giovane appassionato di trail running, postò sulla sua bacheca social facendo il giro delle principali testate nazionali, televisioni incluse: il viso ancora gonfio, i lividi sulle labbra e una serie di denti mancanti dopo i pugni sferrati mentre stava rincasando dopo una serata di festa con gli amici. “Colpevole” forse di uno sguardo in più nel momento sbagliato.

E da allora l’idea di un progetto che poi prende la forma di un libro e racconta il trauma subito, assieme a quello di altri conosciuti quasi per caso grazie ad un’improvvisa e non voluta ribalta mediatica. Non solo sofferenza, ma anche l’importanza di trasmettere un grande messaggio di forza: “Vulnerabile è riferito a tutti in realtà – spiega Alberto – diciamo che si può considerare un’opera incompiuta perché avrei potuto proseguire ma mi sono limitato ad alcune storie di vita, collegate appunto dall’esperienza di uno o più traumi subiti e alla comune passione della corsa, in una sorta di fil rouge”.

Parole dedicate ai tonfi acuti, scritti e fotografati in queste pagine dense di significati. Al primo passo. Alla rinascita. Un libro nato con lo scopo di ispirare e non di insegnare. Testi e foto raccontano tredici protagonisti, autore compreso, durante degli spaccati di vita appunto traumatici. Le interviste si mischiano con il percorso, le riflessioni e le motivazioni che hanno spinto Ferretto a viaggiare l’Italia per conoscere queste persone, alla ricerca di risposte.

Difficile trovarne, anche a distanza di anni, da un fatto tanto violento quanto insensato, se non una consapevolezza: “Anche chi mi ha aggredito è vulnerabile – spiega lo sportivo di Marano – magari in un modo diverso da come lo sono io, ma non ho dubbi che lo sia. Certe cose le ho sapute col tempo, vite difficili, fatte di mancanze: non giustifico, ma allo stesso tempo non cerco la gogna per questi ragazzi”.

Un bisogno di leggerezza che si deduce dalla copertina del libro che il prossimo 1 dicembre verrà presentato a Vicenza: una copertina azzurra, come l’acqua che supera gli ostacoli e fluisce tra essi superandoli. Una capacità che Alberto racconta di aver affinato anche grazie all’attitudine sportiva, fautrice di un rapido superamento dei traumi.

“Oggi la mia vita è comunque felice – conclude il pubblicitario -ma sin da subito ho stretto i denti per non perdermi nulla, partecipando a soli 6 mesi dal misfatto alla Lavaredo Ultratrail: 120 chilometri affrontati con grossi problemi ai denti, un bacino senza stabilità e un allenamento ridotto al mimino. Mi sono detto che in fin dei conti siamo qui due giorni mal contati e mi sono buttato: vulnerabile, ma determinato. E mai vinto. Tra un mese sarò papà, io e la mia compagna Gaia siamo al settimo cielo: spero che un giorno questo libro significherà qualcosa anche per mia figlia”.