Incidente nella Pisatela, Ferrarese (Soccorso speleo): “E’ andata bene, ma eravamo pronti a ogni scenario”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Il vicentino Giovanni Ferrarese, Delegato della Sesta Sezione del Soccorso alpino e speleologico veneto, ha coordinato dall’esterno, dal campo base, i soccorsi a Simone Poletto, lo speleologo 41enne di Schio ferito nella grotta della Pisatela a Monte di Malo sabato scorso, 23 marzo. Un intervento che definisce “complesso”: inoltrati dentro al sistema di grotte e fessure per circa un’ora, insieme ad altri tre speleo, tutti dell’Alto Vicentino, Poletto insieme ai soccoritori ci ha messo quattro ore e mezza per risalire in superficie.

“La Pisatela – racconta Ferrarese – è una grotta ad andamento sub orizzontale, non molto profonda ma molto estesa e collegata con Buso della Rana, insieme alla quale forma un sistema che si sviluppa in oltre 45 chilometri. All’interno si alternano ambienti stretti, tratti allagati e zone grandi come sale e saloni. Dal cunicolo iniziale stretto dell’ingresso si arriva ad una serie di piccoli pozzetti verticali e poi la progressione prosegue con ambienti più stretti in cui si deve anche strisciare, ma ci sono anche sale di grandi dimensioni. È una grotta molto frequentata nella sua parte iniziale”.

Che tipo di intervento è stato quello di sabato?
“E’ stato particolarmente impegnativo perché lo scenario era complesso e le notizie che ci erano arrivate all’inizio tramite l’allertamento del 118 lasciavano presagire una situazione non semplice da affrontare per le nostre squadre. Alla fine tutto si è risolto per il meglio, in tempi anche relativamente brevi per quello che normalmente può essere un soccorso speleologico. Sono stati impegnati una quarantina di operatori del Soccorso alpino e speleologico, dall’una di pomeriggio, quando è scattato l’allarme, a mezzanotte, quando il ferito è uscito dall’imbocco della grotta e si è proceduto quindi al recupero di tutta l’attrezzatura. La maggioranza erano tecnici della Sesta Delegazione speleologica del Cnsas, con il supporto di alcuni colleghi provenienti dal Trentino, dall’alto Adige e dal Friuli Venezia Giulia, ma erano pronti e in allarme anche i tecnici disostruttori provenienti da altre regioni d’Italia, nel caso in cui fosse stato necessario l’utilizzo del degli esplosivi per allargare i tratti più stretti dei cunicoli per far passare un’eventuale barella”.

Ascolta “Il soccorso in grotta, con Michela Zambelli e Giovanni Ferrarese” su Spreaker.

Quanto in profondità è avvenuto il distacco di roccia che provocato i ferimento?
“A circa un’ora di progressione dall’ingresso e perciò non distantissimo, ma oltre un tratto molto impegnativo caratterizzato da un meandro, c’era una galleria allagata, lunga un centinaio di metri, che doveva essere affrontata con attrezzatura adeguata. Raccolta la richiesta di soccorso e giunti sul posto, come primo intervento abbiamo raggiunto l’infortunato. Erano 14:30 e subito dopo abbiamo iniziato il lavoro per la stesura del cavo telefonico, fondamentale per comunicare con il campo base all’esterno della grotta, al fine di avere il prima possibile informazioni chiare sulla sua situazione sanitaria e sulla condizione degli altri compagni che erano con lui. Dopo la squadra di telefonisti è entrata all’interno della grotta una nostra squadra sanitaria composta da un medico e un infermiere, specializzati nel soccorso in ambienti ipogeo. Questi hanno portato con sé tutti i presidi sanitari necessari per un’attività di primo soccorso e hanno fatto la valutazione delle sue condizioni di salute (colpito alla testa, subito aveva perso i sensi ma poi si era ripreso, sebbene in stato confusionale), n.d.r.) per fissare le modalità del recupero, comunicate all’esterno tramite la linea telefonica, che ha consentito una consultazione con un’altra squadra sanitaria che era all’esterno. Si è valutato quindi che si poteva procedere a un recupero senza l’utilizzo della barella e questa è stata una scelta importante, che ha condizionato poi la buona riuscita dell’intervento e anche le tempistiche molto iù veloci di quanto pensavamo all’inizio”.

A che ora è iniziata l’uscita dalla grotta?
“Intorno alle 19:30 e il primo tratto, quello più impegnativo e bagnato, è stato superato vestendo il ferito una muta stagna. Sono così arrivati in una sala dove era stata installata una tendina di medicalizzazione per scaldare l’infortunato e prestargli qualche cura. Lì è stato valutato che era possibile procedere fino all’esterno senza l’ausilio di una barella, mentre nel frattempo i suoi due compagni, che fino a quel momento erano rimasti con lui, sono stati accompagnati fuori. Sono usciti in buone condizioni verso le 20:30.  Intanto però, data la tipologia della grotta e l’incertezza sulle condizioni del ferito, avevamo proceduto ad attivare il protocollo previsto in questi casi, che ha previsto, in accordo con la prefettura di Verona e quella di Vicenza, la fornitura degli esplosivi da utilizzare in caso di soccorso in ambienti ipogeo. E’ stata attivata tutta la catena che ha coinvolto il sindaco di Monte di Malo, che ringraziamo per la grande collaborazione, e i carabinieri del comando di Schio, che son stati preziosissimi  per poter recuperare dal deposito a Verona l’esplosivo  e trasportarlo, scortati dai carabinieri, sul luogo dell’incidente. Alla fine non è stato necessario utilizzarlo perché la valutazione fatta dai sanitari presenti in grotta è stata quella di procedere però senza l’utilizzo della barella. L’esplosivo è però rimasto lì a disposizione fino alla conclusione dell’intervento, nel caso in cui si verificasse un peggioramento delle condizioni sanitarie dell’infortunato che richiedevano l’uso della barella e quindi l’allargamento di alcuni tratti del percorso”.

Come è stata la risalita?
“Nei tratti orizzontali il ferito è stato accompagnato dai nostri tecnici, mentre nei pozzi verticali sono state utilizzate delle corde. A mezzanotte è uscito, lo abbiamo consegnato all’ambulanza del Suem e il compito dei nostri tecnici si è concluso con il recupero di tutto il materiale che era rimasto all’interno della cavità. Preziosissimo è stato ovviamente il supporto logistico fornito dai vigili del fuoco, così come importante è stato il ruolo della protezione civile dell’Alto Vicentino che ha installato velocemente il campo base. Qui assieme al vice delegato e al vice capostazione di Vicenza abbiamo coordinato tutte le operazioni e gestito il materiale necessario a chi entrava all’interno della grotta. Lo scenario che si era prospettato inizialmente era molto più preoccupante e faceva pensare a un recupero molto più lungo”.

Un incidente durante una spedizione in grotta può sempre succedere. Quali consigli vanno ribaditi?
“Quello di avere un’adeguata preparazione tecnica e psicofisica, nonché di informarsi con precisione sulla grotta che si vuole esplorare. Prestare molta attenzione alle previsioni meteo, soprattutto nelle grotte come la Pisatela, che hanno portate idriche importanti e che dipendono dalle condizioni esterne. Inoltre è importante lasciare sempre informazioni molto chiare ai familiari su dove si va e in che parte della grotta, così come sulla tempistica ragionevole di uscita. Quando si va in grotta bisogna essere almeno in quattro, va prestata grande attenzione alle condizioni delle corde e degli armamenti fissi e nel caso malaugurato in cui vi sia un incidente sarebbe sempre meglio, se possibile, uscire in due a dare l’allarme, direttamente al 118, dando tutte le informazioni possibili sulla grotta e l’orario dell’incidente, sulle persone coinvolte e soprattutto restare sempre reperibili al telefono da cui si chiama perché le informazioni che i soccorritori hanno necessità di recuperare sono molto preziose e devono essere date da chi dà l’allarme”.