Condannata per il furto del defibrillatore in ospedale. Era in cura proprio a Santorso

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Un moderno defibrillatore salvavita in casi di estrema emergenza

Aveva il vizietto di rubare in ospedale nonostante versasse in condizioni di salute precarie, mentre era ricoverata come paziente in cura in un reparto di Santorso. In almeno due episodi una giovane donna di origini marocchine ma che da tempo vive in posizione regolare a Torrebelvicino si era introdotta in corsie diverse – tra cui il Day Hospital di Oncologia – da dove si trovava il suo letto di degenza portando via un defibrillatore del valore di un migliaio di euro e uno strumento medico – uno sfigmomanometro -, a distanza di alcuni mesi ritrovati in casa della nordafricana nel corso di una perquisizione domiciliare.

I fatti risalgono all’anno 2017 e nei giorni scorsi, come si legge nella pagine dedicate dalla cronaca giudiziaria del Giornale di Vicenza, è arrivata la sentenza di condanna per l’ex paziente in cura al polo sanitario “Alto Vicentino” di Santorso, a suo tempo individuata grazie alla cooperazione tra il personale infermieristico dell’Ulss 7 Pedemontana che la assisteva e i carabinieri della compagnia di Schio.

La pena inflitta a Ouafae El Karboubi, oggi 27enne, non rappresenta certo un deterrente assoluto che possa scoraggiare la ripetizioni di simili episodi – 4 mesi di reclusione e una multa da 120 euro – ma la sentenza costituisce un precedente importante che permetterà di favorire una vigilanza attenta nei suoi confronti in futuro, anche in occasione di eventuali nuovi ricoveri all’interno di strutture pubbliche come gli ospedali vicentini. Il processo a suo carico si è concluso nei giorni scorsi con la formula del rito abbreviato: era stata denunciata dai carabinieri di Piovene Rocchette per furto e per ricettazione in due distinti ma ravvicinati episodi occorsi durante un suo periodo di degenza a Santorso.

I due fatti saliti alla ribalta delle cronache locali dell’Altovicentino si sono verificati tre anni fa, nel corso dell’estate del 2017, nei mesi di luglio e agosto. Anche se le indagini portarono a inchiodare, di fatto, la giovane turritana d’adozione nel mese di autunno successivo, dopo che i militari dell’Arma rinvennero due strumenti medici nella sua abitazione, a metà ottobre dello stesso anno. Corrispondevano esattamente alla descrizione di quelli scomparsi dal reparto di Oncologia. Forti sospetti gravavano infatti nei confronti della donna, in virtù dei precedenti noti a suo carico e di un episodio recente in cui, nel mese di luglio 2017, aveva nascosto un defibrillatore nella camera dove era ospite, dopo averlo prelevato da un carrello nel reparto di Medicina, sempre nell’ospedale di Santorso.

A sventare il furto furono primi fra tutti gli infermieri nell’occasione, novelli investigatori, indirizzando i carabinieri che trovarono la refurtiva poco dopo in uno zainetto di proprietà della ragazza, a quei tempi ricoverata per seri problemi di salute ma che non rinunciava evidentemente ad appropriarsi di cose altrui in modo illecito. I due defibrillatori semiautomatici e lo strumento di diagnosi sottratti indebitamente furono restituiti all’azienda pubblica, comprese quindi le apparecchiature ritrovate e sequestrate a distanza di quasi tre mesi e in condizioni compatibili con l’utilizzo ospedaliero. La doppia prova che ha costituito una conferma di colpevolezza a carico dell’allora 24enne, e che l’ha portata infine alla sua condanna di fronte alla legge.