Infortuni mortali +30%. Sindacati: “Lavoro rischia di essere il Golgota di tanti poveri cristi”

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Forte presa di posizione di Cgil Cisl e Uil dopo la morte di un operaio 25enne ieri pomeriggio alle officine Dall’Alba Eliseo a Santorso. L’infortunio mortale è avvenuto in fabbrica durante la movimentazione di materiale con il carroponte: Milos Cvejic, di origini serbe, impiegato lì da due anni, è stato travolto da una pesante lastra di ghisa intorno alle 16.15. L’operaio lascia una moglie giovanissima e un bambino di due anni. La magistratura ha aperto un’inchiesta per fare luce su eventuali responsabilità.

“Veramente triste questo venerdì di Pasqua. Mancano quasi le parole – scrivono i segretari provinciali dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Ferron, Stefano Chemello e Carlo Biasin – per dire qualcosa di significativo di fronte all’ennesimo lavoratore che perde la vita sul lavoro; oppure le parole suonano vuote. Mancano le parole per dire qualcosa che possa essere di conforto difronte al dolore che colpisce i famigliari di Milos e i compagni di lavoro. Mancano le parole per poter dare un senso a qualcosa che non può averne, come morire a 25 anni sul luogo di lavoro proprio quasi alla fine della giornata che ti avrebbe portato a qualche giorno di festa in famiglia; una festa il cui significato è celebrare la vita. Il luogo di lavoro, invece, rischia troppe volte di trasformarsi nel calvario o nel Golgota di tanti, troppi poveri cristi”.

“I lavoratori e le lavoratrici – scrivono ancora i sindacati confederali – fanno i conti quotidianamente con uno stillicidio d’infortuni gravi e invalidanti e con migliaia di morti ogni anno. Purtroppo dicono invece troppo i numeri: nei primi mesi di quest’anno gli incidenti mortali sul lavoro sono cresciuti del 30% e gli incidenti in genere del 2% rispetto allo scorso anno. E Vicenza è drammaticamente una delle prime provincie per infortuni mortali in questo inizio 2017”.

Una ragione profonda di questi infortuni, per i sindacati, sta nel fatto che in questi anni “sono aumentati i ritmi, si sono accelerati e saturati i tempi nella prestazione di lavoro e questo non può che portare all’aumento dei livelli di rischio, aggravati ulteriormente dalla precarietà e dell’incertezza nel rapporto di lavoro. Allora non basta il rispetto formale o burocratico di alcune regole, non basta qualche momento di informazione o qualche documento consegnato ai lavoratori, quasi a dire: ‘ti ho informato e ora la responsabilità è tua’. La responsabilità invece è di tutti; soprattutto quella di prevenire. Occorre l’applicazione piena del Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro così com’è, in tutte le sue parti e con il massimo rigore, anche quando richiede adeguati investimenti e rallenta la presunta necessità di correre”.

“E’ imprescindibile – concludono Cgil, Cisl e Uil del settore metalmeccanico – l’informazione, la formazione e il coinvolgimento vero di chiunque operi nei luoghi di lavoro; ma soprattutto occorre partire da uno sguardo onesto e attento alle condizioni di lavoro, ai ritmi, ai  tempi, alla fatica. Perché solo cosi possono riacquistare senso parole come salute e sicurezza; solo così possiamo dare senso al lavoro che dovrebbe essere luogo di relazioni dignità e realizzazione di ogni persona; un luogo di vita e non di morte”.