Un bando da 30 mila euro per i muri a secco da valorizzare. Meglio noti come “masiere”

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La costruzione di un muro a secco (immagine dal sito https://www.faidatehobby.it)

Grazie all’attività del Bacino Imbrifero Montano del Bacchiglione, di cui il Comune di Schio è socio, è stato possibile mettere a disposizione 30 mila euro per sostenere il recupero dei muretti a secco, meglio note da queste parti come “masiere“, in un’ottica di salvaguardia e valorizzazione del territorio e del paesaggio collinare e montano. La richiesta di contributi a tale scopo sarà aperta fino al 10 settembre.

Il bando prevede un contributo di 100 euro a metro quadrato fino a un massimo di 3 mila euro. Potranno beneficiarne i proprietari, conduttori o possessori di aree interessate e le imprese agricole singole o associate. Gli interventi, realizzati esclusivamente sul territorio scledense senza utilizzo di cemento, dovranno terminare entro maggio 2022.

“Il Bim è un consorzio (di cui fa parte anche Schio) che tutela i diritti legati all’utilizzo del sovracanone derivante dallo sfruttamento delle acque per produrre energia elettrica. Si tratta di un ente dimenticato a lungo nonostante i notevoli vantaggi che può portare ai suoi soci – sostiene il sindaco di Schio Valter Orsi, presidente del Bim –. Quando, nel 2014, ho assunto l’incarico a capo del consorzio i dividendi si aggiravano attorno ai 20 mila euro, mentre negli ultimi anni sono passati tra i 400 e i 500 mila euro. Soldi che i comuni possono utilizzare per finanziare progetti a favore dell’ambiente”.

“Si tratta di un’operazione importante non solo dal punto di vista della salvaguardia del territorio, ma anche da quello culturale. Le masiere hanno una tradizione storica nella nostra zona che risale al XII secolo. Sono state realizzate come vie di comunicazione per scendere a valle da parte delle popolazioni montane e per rendere coltivabili alcune aree che per pendenza naturale non potevano esserlo. Senza contare che i muretti a secco sono stati riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’Unesco – sottolinea Alessandro Maculan assessore all’ambiente, –. Il ripristino e la conservazione di queste strutture murarie sono fondamentali per la tutela del territorio sotto il profilo idrogeologico. I muretti a secco sono parte integrante del paesaggio collinare del Tretto e Monte Magrè e sono armoniosamente inseriti nel contesto naturale circostante, ma necessitano di risorse e manutenzione per la loro conservazione tramite tecniche ormai non più in uso”.

Il lato “formativo” del bando scledense è rappresentato da un corso di formazione che partirà ad ottobre con lo scopo di insegnare le corrette tecniche di recupero. Questo sarà tenuto da degli esperti dell’associazione trentina “Sassi e non solo” e, grazie alla collaborazione del Cai Schio, sarà aperto a tutta la cittadinanza. Un modo come un altro per favorire la riscoperta geostorica di una terra meravigliosa che ha ancora tanto da narrare.