Champions League, fallimento Juve-Ronaldo: seconda eliminazione di fila agli ottavi

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Juventus, l’ennesima eliminazione anticipata dalla Champions League, sancisce il fallimento totale dell’operazione Cristiano Ronaldo. Un investimento impossibile da sostenere anche per un club solido come quello bianconero. Adesso però i nodi stanno venendo al pettine: bilancio drammaticamente in rosso, ai limiti del fallimento, e “zeru tituli”. Ecco, queste sono le conseguenze del presunto “affare Ronaldo”. E così la Juve, per la prima volta nella sua storia tra Coppa dei Campioni e Champions League, esce per due stagioni di fila agli ottavi.

Il grande abbaglio. Invece che puntare su un solo calciatore, sarebbe stato meglio non smantellare lo squadrone di qualche anno fa, rimpiazzando grandi giocatori con altri non all’altezza. C’è una differenza abissale tra questa Juve e quella di Massimiliano Allegri che raggiunse ben due finali di Coppa Campioni. Un’involuzione lenta ma inesorabile e adesso il ciclo vincente (solo in Italia per la verità) è giunto ai titoli di coda: game over. Anche perché le colonne dei fasti passati, Bonucci e Chiellini su tutti, non sono più le colonne di una volta.

Il fallimento di Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici.
Furono loro a puntare tutto su CR7 costringendo Beppe Marotta (contrario a questa follia) ad andarsene. Furono sempre loro a cacciare il vincente Allegri per prendere prima Maurizio Sarri, poi l’acerbo Andrea Pirlo. In tutto questo, le sessioni di mercato che si sono succedute dall’arrivo del fuoriclasse portoghese in poi, non hanno fatto altro che indebolire una grandissima squadra in ogni reparto.

L’errato ragionamento juventino. Agnelli, Nedved e Paratici pensarono: “Il Real Madrid con Cristiano Ronaldo ha vinto 4 Champions di cui 3 di fila. Prendiamo Ronaldo e abbiamo risolto la nostra atavica ossessione visto che non vinciamo la Coppa dalle grandi orecchie da oltre 20 anni”. Grave errore, perchè nel calcio il singolo, anche se è Maradona, può fare ben poco se non è circondato da ottimi giocatori in ogni settore del campo. E poi il Real Madrid è un’altra cosa, un’altra storia. E’ una leggenda con 13 Champions in bacheca rispetto alle due vinte dai bianconeri (di cui una nel sangue a causa del dramma Heysel e un’altra ai rigori).

Fallimenti in serie in Europa per Madama. Dopo la finale persa 4-1 a Cardiff contro il solito Real Madrid nel 2017, la Juventus non è mai riuscita ad andare oltre i quarti di finale. Nella stagione 2017-2018 eliminata ai quarti dallo stesso Real, l’anno dopo fatta fuori sempre ai quarti dai terribili ragazzini dell’Ajax, nel 2019-2020 esclusa agli ottavi dal Lione e oggi mandata a casa dal modesto Porto ancora agli ottavi di finale, al termine dei tempi supplementari.

L’ultimo patatrac.
Dopo l’orribile prestazione juventina n terra lusitana e la conseguente sconfitta per 2-1 a opera del Porto nella gara d’andata, la squadra di Pirlo ha regalato un altro tempo agli avversari. Nel match di ritorno all’Allianz Stadium, 1-0 portoghese al termine dei primi 45 minuti di gioco per effetto di un rigore trasformato da Sergio Oliveira e concesso per un ingenuo e inutile fallo di Demiral. Risveglio juventino nella ripresa grazie a un super Chiesa (autore di una bella doppietta) e soprattutto grazie alla follia dell’attaccante iraniano Mehdi Taremi che al 54′ si fa espellere per doppia ammonizione (da dilettante il secondo giallo rimediato).

Supplementari letali per la Vecchia Signora: indigesto il Porto allenato da Sergio Conceicao. Il 2-1 firmato Chiesa che scaccia le streghe, vale gli overtime. Ma al minuto 115, la rete di Sergio Oliveira su calcio di punizione da 30 metri, fa nuovamente precipitare nell’incubo il mondo Juventus. Grave errore del portiere Szczęsny sul rasoterra dalla distanza del centrocampista lusitano. Passa un minuto e Rabiot di testa sigla il 3-2 riaccendendo la fiammella della speranza. Ma l’assedio finale non basta. E Ronaldo? Non pervenuto. Il triplice fischio dell’arbitro olandese Kuipers, impeccabile in tutte le decisioni, sancisce la più triste e inutile delle rimonte juventine.