Il Covid-19 mette in crisi anche il calcio italiano che, chiede aiuto al governo

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

La pandemia di Coronavirus mette in crisi anche il calcio italiano. Dopo l’ultimo vertice a distanza tra il presidente federale Gravina, quelli delle varie leghe, e i rappresentanti di giocatori, allenatori e arbitri, la Figc ha redatto le proprie richieste da inoltrare al governo per riuscire ad arginare la crisi economica che sta colpendo anche il calcio a causa dello stop per l’emergenza Covid-19.

Le richieste sono per il momento quattro: 1) il riconoscimento dello stato di crisi del settore calcistico per cause di forza maggiore; 2) la proroga delle concessioni d’uso degli impianti sportivi e la sospensione del pagamento dei canoni di affitto e concessione; 3) il differimento delle scadenze fiscali, contributive e assicurative; 4) l’estensione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà ai lavoratori non sportivi, e anche per i lavoratori sportivi di B e C, fino ad un massimo di 50mila euro lordi.

Ma le richieste non si fermano qui. Ad aprile, infatti, partirà una seconda tranche di proposte, compresa quella per la creazione di un fondo salva calcio per finanziare la tenuta in sicurezza e la ripartenza delle società in crisi di liquidità. Il presidente Gravina ha poi ribadito la necessità di confrontarsi sul breve periodo, all’interno della Federcalcio, su vari argomenti, compreso il prolungamento della fine della stagione oltre il 30 giugno. Su questo argomento in particolare è braccio di ferro fra l’Eca, cioè l’associazione dei club europei presieduto da Agnelli, e la Fifpro, cioè il sindacato internazionale dei calciatori: i primi, in caso di stagione lunga, chiedono di trattare individualmente con i calciatori i termini per l’allungamento del contratto, mentre i secondi spingono perché i contratti vengano prolungati di default alle stesse condizioni, senza trattative ulteriori.

Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora parlando alla Rai del futuro della stagione calcistica non lascia spazio a facili ottimismi: “Mi sembra molto difficile che i campionati possano riprendere a maggio. E semmai si riprendesse sarà a porte chiuse, di questo sono sicuro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è il presidente del Torino Urbano Cairo ai microfoni di Sky Sport: “I tempi di ripresa della Cina ci dicono che sarà difficile allentare le restrizioni prima di fine maggio. andare troppo avanti rischia di essere un problema futuro: significherebbe dover far riposare i giocatori ad agosto, anche perché si tratterebbe di chiudere una stagione molto lunga e particolarmente stressante visto quello che sta accadendo. Poi ci sarebbe un mese per prepararsi e si tornerebbe a giocare a ottobre e così si rischia di compromettere non una ma due stagioni. Non ci deve essere accanimento”, ha concluso Cairo.