Roma, passaggio da Pallotta a Friedkin: causa coronavirus sono da rimodulare i termini dell’accordo

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A inizio marzo, grazie a fonti attendibili, scrivemmo che era cosa fatta per il passaggio della AS Roma da James Pallotta a Dan Friedkin. Tutto fatto, con tanto di firme preliminari sui contratti.

Non a caso il giorno dopo, il titolo del club giallorosso alla Borsa di Milano registrò un’impennata pazzesca. Un passaggio di proprietà praticamente ufficiale in attesa di un closing della durata di circa due mesi. Le firme, sempre stando alle nostre stesse fonti, sarebbero avvenute tra il 5 e il 6 marzo negli uffici della società di Pallotta, la “Raptor”, a New York.

Friedkin: la Roma e il nuovo stadio. E’ certa anche l’intenzione del magnate texano di portare a termine la telenovela dello stadio della Roma a Tor di Valle. Un progetto finora paralizzato soltanto dalle inchieste sui soliti maneggioni “furbetti del quartierino” e in cui la AS Roma è parte lesa, e dal pantano del Campidoglio guidato dalla pentastellata Virginia Raggi. Un’amministrazione grillina che ha stravolto e smembrato un progetto già approvato dalle precedenti amministrazioni.

La frenata di Friedkin. Chiaramente, l’esplosione dell’emergenza coronavirus e le relative ripercussioni sul calcio italiano, hanno spinto il miliardario statunitense a rivedere, a rimodulare le cifre dell’accordo raggiunto con Pallotta per una cifra superiore ai 700 milioni di euro. Quindi, l’affare resta in piedi nonostante qualcuno recentemente abbia scritto che sia saltato del tutto. E la conferma è arrivata dallo stesso Pallotta: “L’affare è ancora possibile. E’ sempre possibile”.

Come detto, alla luce delle gravi perdite e del lungo stop calcistico per colpa del Covid-19, ora il tutto dovrà essere rivalutato per ripartire da basi totalmente diverse. Ma Pallotta e soprattutto i suoi prestigiosi soci (tra cui la Disney) vogliono vendere la Roma, un club che costa troppo rispetto a quanto incassa. L’ultimo bilancio lo conferma. La semestrale, infatti, ha evidenziato un passivo di 87 milioni; rispetto all’attivo di 1,7 milioni della semestrale 2018-2019.

Un passivo causato principalmente dal secondo monte ingaggi d’Italia (90 milioni di euro), dal calo dei ricavi per la mancata partecipazione alla Champions League 2019-2020 e da un mercato estivo molto meno remunerativo a livello di plusvalenze rispetto alla stagione precedente.