“Sono vivo grazie al pronto soccorso di Santorso e all’intuizione di una dottoressa”

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Attenzione: l’articolo che state per leggere è decisamente diverso da tutto quanto si è detto sull’ospedale di Santorso negli ultimi mesi. Non si parlerà di mala sanità, carenze di medici, giovani dottori non specializzati in corsia, diatribe interne alla stessa Ulss. Oggi parliamo di quello che (fortunatamente) succede ogni giorno dentro all’ospedale, dove medici capaci e preparati fanno il loro lavoro, che si traduce nell’inestimabile dono del preservare la vita umana. Una straordinaria normalità, troppo spesso eclissata dal caos in cui vive la sanità italiana.

Ci dà un meraviglioso spunto in questo senso il signor Alessandro, 46enne dell’Alto Vicentino, che può raccontarci la sua storia di buona sanità e che ci tiene a ringraziare per la sua professionalità il personale del pronto soccorso dell’ospedale dell’Alto Vicentino. “La mia esperienza inizia alle 4.30 della mattina del 26 luglio – racconta l’uomo – quando sono stato valutato in codice giallo in pronto soccorso. Avvertivo fortissime fitte all’emitorace sinistro, mi sembrava di essere accoltellato ad ogni respiro. Dopo nemmeno 5 minuti, rilevati i parametri di pressione ed ossigenazione del sangue, sono stato trasferito in area rossa. Sottoposto a tutta una serie di analisi, mi hanno fatto una lastra del torace al mattino, ancora analisi, e verso le 10 è arrivata la prima diagnosi: broncopolmonite e pleurite”.

E qui probabilmente l’angelo custode di Alessandro si è manifestato sotto forma della dottoressa Elisabetta Ruzzon, entrata in turno al mattino. “La dottoressa ha visto un valore strano del sangue – prosegue Alessandro nel suo racconto – pertanto invece di dimettermi mi è stato ordinato un altro esame, una Tac con mezzo di contrasto. Aveva un dubbio, remoto a dire il vero, basato solo sulla valutazione di quel valore anomalo. Pensava che potessi aver sofferto una embolia polmonare. Se mi avessero dimesso non so cosa sarebbe potuto succedere una volta arrivato a casa”.

Fatta la Tac, viene effettivamente riscontrata ad Alessandro una embolia polmonare ad ambedue i polmoni. Si sarebbe capito solo successivamente, perché Alessandro non ne aveva parlato con i medici, che l’embolia era conseguente ad uno strappo muscolare successo parecchi giorni prima che aveva provocato una trombosi venosa profonda ad un arto inferiore. “Hanno quindi deciso di ricoverarmi in via urgente – conclude l’uomo  – e per sei giorni sono stato nel reparto di Medicina 1, finché non mi hanno valutato fuori pericolo. Mi sento di tutto cuore di dire grazie all’ULSS 7 e al personale del pronto soccorso di Santorso: mi hanno salvato la vita”.

Una situazione critica, e potenzialmente letale, si è risolta quindi positivamente e sembra ricordare che se da una parte l’ospedale dell’Alto Vicentino vive una situazione molto critica per quanto riguarda la carenza di personale, dall’altra al suo interno ci sono centinaia di operatori sanitari di grande valore che ci lavorano. Medici ed infermieri di alta professionalità, con anni di esperienza alle spalle, in grado di fare la differenza quando la linea fra la vita e la morte rischia di diventare molto, troppo sottile.