Casa della Comunità, i cittadini si interrogano: “Nuovo nome, vecchi servizi?”


Fa discutere l’inaugurazione della Casa della Comunità di Arsiero, terza struttura attivata dall’Ulss 7 Pedemontana dopo Malo e Asiago. Situata in via Cartari 1, nei locali che ospitano anche la biblioteca comunale, la struttura si inserisce nel più ampio disegno regionale e nazionale di riforma dell’assistenza sanitaria territoriale. In base al progetto previsto dal DM77/2022, le Case della Comunità dovrebbero essere presidi aperti h24, in grado di garantire assistenza medica e infermieristica, medicina generale integrata, continuità assistenziale, specialistica ambulatoriale, consultorio, centro di salute mentale, servizi per le dipendenze, punto prelievi, vaccinazioni e presa in carico delle cronicità.
E secondo la Regione Veneto, la struttura di Arsiero rispecchia questi obiettivi. Dotata di 576 metri quadri ristrutturati con un investimento di poco più di 40mila euro proveniente da fondi PNRR, la sede ospita otto ambulatori al piano terra e due al primo piano. È prevista la rotazione di specialisti come cardiologi, pneumologi e oculisti: il Punto Unico di Accesso (PUA) è stato attivato per orientare i cittadini nei servizi sanitari territoriali.
Tuttavia, alcuni amministratori locali e cittadini sollevano dubbi sull’effettivo valore aggiunto della nuova struttura. E’ ancora una volta il consigliere comunale di Schio Carlo Cunegato a pretendere chiarezza e farsi interprete di un certo scetticismo che coverebbe sotto le braci ancora calde di una cerimonia inaugurale appena archiviata: “Vorrei sapere per le nostre quattro Case di Comunità – Schio e Thiene ancora da inaugurare, Malo e Arsiero già attivate – quali sono finora i servizi effettivamente erogati rispetto agli obiettivi previsti dalla normativa nazionale”. Cunegato sottolinea che molti servizi sembrano già esistenti sul territorio, e che in alcuni casi si tratterebbe più di spostamenti interni che di attivazioni ex novo: “Siamo davvero nauseati da questa narrazione deformante, da queste continue inaugurazioni di servizi che ci sono già, semplicemente cambiando il nome delle cose presenti”.
Con un investimento regionale di oltre 135 milioni di euro destinati alla creazione di 99 Case della Comunità entro il 2026, molti cittadini chiedono trasparenza sull’impiego delle risorse, sull’assunzione di nuovi operatori sanitari e sulla reale capacità delle nuove strutture di rispondere ai bisogni della popolazione. L’inaugurazione ad Arsiero, dunque, non chiude il dibattito: lo apre. E la domanda che si raccoglie – basta frequentare i commenti social dopo il taglio del nastro ieri – è presto posta: le Case della Comunità sono davvero il modello che cambierà l’assistenza territoriale o sono solo un cambio d’abito per ciò che già c’era?
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