L’addio a Giorgio Cavaliere, il medico “buono”: “La sua umanità la medicina più potente”

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È il paese a fermarsi, stavolta, per salutare il suo dottore. Una figura discreta e instancabile, capace di attraversare le stagioni e i cuori di Calvene con la sola forza dell’ascolto, della dedizione, della gentilezza. Se n’è andato Giorgio Cavaliere, medico di base per quasi quarant’anni, morto all’età di 87 anni. I funerali si terranno mercoledì alle 10 nella sua Calvene, prima della sepoltura nella tomba di famiglia a Montebello Vicentino. Vedovo da tempo dell’amata Gabriella, lascia nel dolore i suoi tre figli — Paolo, Angelo e Luca — e tutti coloro che in lui hanno trovato molto più di un medico.

Era presenza, attenzione, garbo. Un professionista che ha reso la medicina un atto d’amore. Don Marco Pozza, cappellano noto per la sua parola intensa, gli dedica un ritratto che è già racconto collettivo: “La sua Punto grigia non era soltanto una macchina, era tutto un mondo in una macchina…” Da lì, Pozza ripercorre i gesti di un uomo elegante e umile, impegnato in cure di casa in casa, portando con sé la delicatezza di un sorriso, la precisione dello stetoscopio, e la capacità di guarire anche solo con una parola. Curava bambini in un orfanotrofio di Asmara, in Eritrea, durante le ferie, lontano dai riflettori. Il paese scoprì la sua missione silenziosa e cominciò a raccogliere offerte per “i bambini del dottore”. Era il medico che riceveva in cambio radicchio, pomodori, uova, carne: il grazie spontaneo della sua gente. Un giorno disse a una madre preoccupata: “Il bambino è sanissimo. Gli regali una bicicletta”. Era proprio la mamma di un giovanissimo e irrequieto – non ancora don – Marco Pozza. Nessuna ricetta, solo buon senso e fiducia.

E nel cordoglio espresso a nome di una comunità intera anche dall’amministrazione comunale, è ancora una volta “don Spritz” a suggellarne il ricordo : “Oggi Calvene piange l’uomo che è stato medico, amico, confidente. Le campane hanno suonato lente. La sua Punto grigia non tornerà più. Ma resterà simbolo di una medicina che sapeva prendersi cura, una visita alla volta, una casa alla volta, con il bisturi delle parole. Grazie, dottor Giorgio. Lei è stato un testimone del nostro tempo. Al nostro paese non sarà mai dimenticato”.