Fortnite, l’allarme della preside ai genitori: “Alunni dipendenti e aggressivi”

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“Genitori, attenti a Fortnite”. Che il videogioco più in voga fra i ragazzini sia una bestia nera, le famiglie lo sanno bene. Che ora però a lanciare l’allerta sia addirittura l’intero corpo docente di una scuola media con una circolare ufficiale, è una novità. E preoccupante.

La circolare l’ha emessa il 1° febbraio la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Rezzara di Carrè, Luciana Bassan, insieme a tutti gli insegnanti, e alza il velo sui problemi legati a questo gioco da console (si gioca su PS4, Xbox One, PC, Mac e c’è anche una versione da smartphone), sottolineandone gli aspetti negativi: dai tempi passati a giocare fino ad atteggiamenti di bullismo legati proprio al videogame e al dispendio di denaro senza che i genitori ne siano al corrente.

Per chi non lo conosce, Fortnite è un prodotto sviluppato a partire dal 2017 dalla società Epic Games e che solo nel primo anno ha conquistato 125 milioni di player nel mondo. Obiettivo di questo gioco d’azione è sopravvivere fino alla fine, nella modalità del “tutti contro tutti” e si può accedere da soli, in coppia o a gruppi collegati via internet. A preoccupare gli insegnanti, che invitano i genitori a vigilare e a prendere provvedimenti, sono i tempi di gioco e gli atteggiamenti violenti che rischiano di essere trasportati nella vita reale.

“Abbiamo constatato attraverso varie testimonianze raccolte – scrive infatti la dirigente – che i ragazzi nutrono un interesse esagerato per Fortnite tanto che dichiarano di passare da svariate ore ad intere giornate, talvolta in orario notturno”. Gli insegnanti hanno anche notato a scuola fra i ragazzini discussioni “iniziate nel gioco in rete e che possono terminare nella vita reale con dinamiche di bullismo che vedono i ragazzi riunirsi in piccole gang e scagliarsi contro compagni che non hanno rispettato regole o persone in Fortnite”.

Come se non bastasse, ci sono anche risvolti economici: una funzione infatti prevede anche esborsi di denaro per acquistare strumenti opzionali comprando la valuta di gioco, che si chiama V-Bucks. “Abbiamo l’impressione che ciò avvenga anche all’insaputa degli adulti” scrive la preside nella circolare, aggiungendo che gli insegnanti sono venuti a conoscenza di “casi di un eccessivo utilizzo scaturito in una forma di dipendenza dove i ragazzi non riescono più a sottrarsi dall’uso della console al punto da divenire aggressivi se si impedisce loro di utilizzarle e si isolano vivendo le proprie giornate in funzione del gioco”.

La situazione, non è ovviamente circoscritta a Carrè. Anche in altre scuole dell’Alto Vicentino, ad esempio a Sarcedo, si sono verificati casi di ragazzini (quelli più esposti sono quelli delle scuole medie) che hanno speso nel tempo centinaia di euro utilizzando la carta di credito dei genitori, o che, lamentando un mal di pancia, si fanno portare a casa da scuola per poter “imbracciare” il joypad. Una delle caratteristiche del videogame infatti è che i giocatori si possono dare appuntamento per sfidarsi on line in contemporanea.

Il gioco

A giocare a Fortnite sono quasi solamente i maschi. Il tratto distintivo è la violenza, ma anche la tattica e la capacità di fare gioco di squadra. Cento personaggi vengono paracadutati su un’isola dove raccolgono armi ed equipaggiamenti per combattersi: vince l’ultimo che rimane vivo. Con l’avanzare della partita il campo di azione rimpiccolisce, costringendo tutti a convergere all’interno della “zona sicura”, dove il l’obiettivo diventa più difficile. A chi resta in piedi per ultimo vanno un sacco di punti, che lo fanno avanzare di livello e ottenere varie ricompense.

A onor del vero, va detto che l’aggressività è stemperata da una grafica da cartone animato e che il tono generale del gioco è piuttosto ironico. Inoltre porta i ragazzini a dialogare anche con giocatori di altri paesi, magari in inglese, ma più spesso si gioca con i compagni di scuola. E’ gratuito ma al suo interno si può comprare di tutto: strumenti da combattimento più efficaci, attrezzature, costumi, paracaduti, scie luminose, graffiti per colorare gli edifici e i famosi balletti che i personaggi fanno per festeggiare l’uccisione di un nemico.

Un mondo anche fuori dal gioco

Molti appassionati passano ore a guardare altri gamer, in tempo reale in streaming, su YouTube o su Twitch, piattaforma per le dirette video di Amazon. In Italia uno dei più seguiti è Cicciogamer89 (2,8 milioni di iscritti su Youtube). Negli Usa c’è Ninja, “giocatore professionista” con oltre 21 milioni di iscritti al suo canale. La moda Fortnite ha invaso anche il mondo dello sport: ci sono calciatori, pugili, e motociclisti come Marc Marquez che esultano in gara facendo un balletto di Fortnite come il floss o il gesto del perdente (il segno della L di loser con la mano). Altrettanto fanno anche i ragazzini che ci giocano.

I consigli degli esperti

Alberto Pellai, noto medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva parla di videogioco “uncinante”. La sua caratteristica è infatti quella di essere “ad alto potere immersivo” basato su “meccanismi di competizione ed esplorazione”. La forza sta nella “capacità di agganciare in modo potente il cervello emotivo dei preadolescenti e tenerlo avvinto alle dinamiche di gioco senza soluzione di continuità”. I ragazzi, vengono insomma “risucchiati” e si dimenticano di tutto (ma proprio tutto) il resto. Tanto che lo stesso principe Harry d’Inghilterra, in visita a una scuola inglese, si è recentemente lamentato del fatto che i genitori lascino i bambini giocare con Fortnite.

Vale la pena di ricordare che da giugno 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito tra le psicopatologie la dipendenza da videogiochi (“gaming disorder”), che condivide molte caratteristiche con le dipendenze da droga e da gioco d’azzardo: è stato infatti dimostrato che vengono coinvolte e attivate le stesse aree cerebrali.

Ecco alcuni sintomi del gaming disorder: mancanza di controllo sul gioco; crescente priorità data al gioco su altre attività e interessi quotidiani; aumento del tempo dedicato al gioco nonostante si manifestino conseguenze negative; estrema difficoltà ad abbandonare il gioco quando si è invitati a fare altro, con conseguente irritabilità e nervosismo; iperattività e sbalzi di umore; sonno disturbato o difficoltà ad addormentarsi.

Ai genitori, quindi spetta un compito molto gravoso e dispendioso di energie ma fondamentale: mettere delle regole e farle rispettare. Ecco qui di seguito alcune indicazioni pratiche.

  • Evitare di lasciare il bambino frequentemente o per lungo tempo davanti a dispositivi elettronici (smartphone, tablet, tv), proponendo alternative quali giochi manuali o di creatività;
  • Dare regole precise rispetto all’utilizzo dei videogiochi (per esempio solo dopo aver fatto i compiti, non oltre un’ora consecutiva);
  • Stimolare interesse allo studio o ad altre attività (sport o musica);
  • Fare in modo che il bambino non passi molto tempo isolato ma che abbia sin da subito degli amici con cui passare il tempo;
  • Essere di buon esempio e non trascorrere a propria volta troppo tempo tra tv, smartphone o videogiochi.

Se invece ci si rende conto di essere di fronte a una dipendenza da videogiochi, è opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta o al pediatra.