Gas Jeans, speranze finite per 200 dipendenti. Si va al fallimento

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Gas Jeans si avvia verso il fallimento. Nonostante il parere favorevole di tre creditori su quattro, il maggior creditore non si è espresso sulla proposta di concordato, che quindi è saltato: 200 i dipendenti rischiano fortemente, a breve, di essere licenziati.

Il piano di concordato andava votato dai creditori entro la mezzanotte di mercoledì. Nel dettaglio, da quanto è emerso, al commissario giudiziale Guerrino Marcadella è arrivato l’ok da parte di Amco, la società del Tesoro specializzata nella nella gestione dei crediti deteriorati, titolare di quasi 13 milioni di debiti bancari della Grotto SpA verso le ex Popolari venete. Amco però è il secondo maggior creditore: il primo è il fondo Corporate credit recovery II, che fa capo alla DeA Capital, società controllata dal Gruppo De Agostini e creditrice di 34 milioni di euro, che non ha inviato alcuna comunicazione nei termini di legge.

L’azienda di proprietà della famiglia Grotto, con sede a Chiuppano, è vittima eccellente anche della mala gestione delle Popolari Venete: i suoi debiti “difficili” sono esplosi – come quelli di altre aziende venete note – con l’apertura della liquidazione, un anno e mezzo fa, della Popolare Vicenza e di Veneto Banca. Azienda in temporanea concreta difficoltà, ma in quel momento ancora salvabile, la Grotto SpA aveva così incrociato sia la gestione di Sga (la società del Tesoro che ha ereditato la gestione di 18 miliardi di crediti in sofferenza e deteriorati delle due venete), sia le soluzioni finanziarie offerte dai fondi di Dea Capital, la società d’investimento del gruppo De Agostini, con 11 miliardi di euro di patrimonio in gestione. DeA era infatti arrivata anche a Nordest con i propri fondi d’investimento che hanno messo in portafoglio aziende in cerca di rilancio, attraverso l’acquisizione dei crediti deteriorati da un pool di banche.

Ora il futuro che si prospetta per la società della famiglia Grotto, se non ci saranno colpi di scena e miracoli dell’ultimo minuto, è purtroppo segnata: diventerà uno “spezzatino”, venduto pezzo per pezzo dividendo lo stabilimento dal marchio. Fondata nei primi anni ’70 a Chiuppano da Claudio Grotto, Grotto SpA registra il marchio Gas nel 1984. Il cuore dell’azienda è sempre stato il denim, l’elemento attorno al quale hanno ruotato tutte le collezioni. Il giorno dopo le dichiarazioni di fallimento, partiranno le 200 lettere di licenziamento per i 200 dipendenti, che potranno entrare nel passivo aziendale, secondo la normativa, per tentare di recuperare almeno il Trattamento di fine rapporto.

La reazione in Regione
Apprendiamo con rammarico dell’esito del voto al piano concordatario presentato dall’azienda Grotto che prevedeva la continuità aziendale e, conseguentemente, il mantenimento delle attività produttive e dei posti di lavoro, con il coinvolgimento di circa 200 lavoratori, e la tutela di un marchio Gas, espressione del manifatturiero veneto e italiano”. Così l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan commenta la scelta del maggior creditore dell’azienda di Chiuppano di non votare il piano concordatario.

Rimango basita – dichiara Donazzan – dalla decisione assunta da DeA Capital, controllata del Gruppo De Agostini, di non votare il piano, aprendo le ipotesi del fallimento dell’azienda. Questo è tanto più incomprensibile alla luce dell’autorevole valutazione positiva al piano giunta dal commissario giudiziale e dal voto favorevole dell’altro creditore Amco, emanazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Non si comprendono le ragioni industriali di una decisione che rischia di mandare a fallimento un pezzo del patrimonio produttivo del Veneto”.